REDAZIONE BOLOGNA

"Aquila reale uccisa da un colpo di fucile"

La denuncia della Lipu: "La radiografia ha rivelato la presenza di un grosso pallino. È un atto ciminale"

Un’aquila reale in volo sull’Appennino (Foto Daria Victorini)

Un’aquila reale in volo sull’Appennino (Foto Daria Victorini)

Nei giorni scorsi una delle due aquile del fiume Reno è morta. A dare la notizia del ritrovamento è stato Danilo Selvaggi, direttore nazionale della Lega Italiana Protezione Uccelli, con un post su Facebook. "Un’aquila reale è stata ritrovata a Pian di Venola, nei pressi di un’azienda faunistico-venatoria – scrive Selvaggi –. La radiografia ha rivelato la presenza di un pallino, di grammatura grossa, che potrebbe aver colpito un’arteria o un organo vitale. I tentativi di salvarle la vita sono stati vani. Ora attendiamo i riscontri dell’istituto zooprofilattico".

Il rapace è stato rinvenuto il 4 settembre da un cittadino in via torrente Venola nei pressi della sede stradale. L’uomo ha subito trasportato l’animale agonizzante presso il centro Lipu di via Marco Emilio Lepido 177, dove è morto poco dopo. La Lipu ha provveduto ad attivare la polizia provinciale per le indagini del caso. "La polizia locale della Città metropolitana sta seguendo il caso – fa sapere l’amministrazione metropolitana – ed è in attesa dei risultati delle analisi necroscopiche dell’istituto zooprofilattico. Alla luce delle risultanze, si faranno valutazioni per decidere quali tipo di azioni intraprendere a tutela della fauna selvatica". Al momento non si conosce con certezza il sesso dell’aquila morta: dal peso, circa 3 kg, dovrebbe trattarsi di un maschio. La sicurezza arriverà solo con il referto dell’Istituto zooprofilattico che ha lo scopo di appurare le cause del decesso, ma il risultato non cambia: l’unione è stata spezzata. La coppia del Reno era una delle tre che nidificano nella provincia di Bologna, le altre due si trovano nei pressi del Corno alle Scale. "L’aquila reale ha una apertura alare di circa tre metri – racconta Mario Pedrelli, ispettore nazionale antibracconaggio della Lipu e responsabile del monitoraggio dell’aquila reale nell’Appennino settentrionale –. Non è possibile confonderla con nessun’altra specie cacciabile. Si tratta quindi di un’azione volontaria, non certo di un errore, per quanto grave".

Questa specie si divide il territorio a coppie: ogni anno nascono, verso il mese di maggio, 1-3 pulli che si involano fra luglio e agosto, per poi allontanarsi dal territorio di origine a inizio novembre. I giovani di aquila, se riescono a raggiungere la maturità, devono poi trovarsi un nuovo areale. "Al momento sull’Appennino sono presenti 40-50 coppie di aquile – prosegue Pedrelli – nel tempo la situazione è migliorata, grazie alla maggiore protezione e al calo dei cacciatori, ma si spara ancora troppo alle specie protette. Ogni anno, in Italia, vengono trovate una decina di aquile uccise. Il giorno prima del rinvenimento di Pian di Venola, sempre in provincia di Bologna, è stato ferito da un colpo di arma da fuoco un falco pellegrino. Sparare ai rapaci è un gesto criminale".

Fabio Marchioni