Apre ’Note nel chiostro’. Da Brahms fino al jazz

Cinque serate al Cenobio di San Vittore, gioiello del XII secolo. Programma raffinato ma che spazia tra i generi, toccando anche il folk.

Apre ’Note nel chiostro’. Da Brahms fino al jazz

Apre ’Note nel chiostro’. Da Brahms fino al jazz

Torna da questa sera la 23ª edizione della rassegna ’Note nel chiostro’. Il chiostro in questione è, come sempre, quello del Cenobio di San Vittore sul Monte Giardino, fuori Porta Castiglione (via San Vittore 40): luogo ideale per contrastare le afose serate estive, con programmi musicali raffinati e l’impagabile brezza collinare a renderli ancor più piacevoli.

Cinque gli appuntamenti, programmati sempre il giovedì sera (ore 21). Per gli amanti del classico, da non perdere questa sera ci saranno i ’Liebeslieder-Walzer’ di Johannes Brahms (due cicli di canti amorosi intonati da un coro cameristico con l’accompagnamento di pianoforte a quattro mani in tempo di valzer), proposti da artisti orbitanti tutti su Bologna: il Gruppo Vocale Heinrich Schütz diretto da Roberto Bonato, con i pianisti Anna Quaranta e Carlo Mazzoli. Giovedì 27 sarà la volta di un altro pianista bolognese, su cui si fa oggi un gran parlare: il giovanissimo Pietro Fresa, che presenterà il suo nuovo CD mozartiano. A seguire l’appuntamento con il jazz (4 luglio, ospite l’Imola Saxophone Quartet), l’immancabile serata operistica (11 luglio, con il salotto di Rossini e Donizetti introdotto da Piero Mioli) e l’incontro con il folk internazionale, Dagli Appennini agli Appalachi (18 luglio, con Raffaello, Gianni e Bruno Stefanini).

Carlo Mazzoli, che da 23 anni organizza la rassegna insieme a Wojciech Przeklasa, ricorda come "tutto nacque all’inizio di questo secolo, dopo il recupero dell’edificio promosso da Wojciech con tanta dedizione e affetto: chiesa e chiostro sono due gioielli del XII secolo, che tanti bolognesi neppure conoscono, perché abbandonati a sé stessi durante il Novecento (nonostante l’interesse che già Carducci aveva nutrito per il loro restauro). Dal 2002 cerchiamo di organizzare serate piacevoli con forze locali, toccando vari repertori musicali: gli sponsor erano all’inizio molto più numerosi e generosi, mentre oggi si fa davvero fatica, anche se non ci arrendiamo. Ci aiuta comunque tantissimo avere un meraviglioso pianoforte Pleyel del 1860 in comodato d’uso da una decina d’anni. I nostri spettatori non sono i soliti abitudinari dei concerti bolognesi, ma persone legate particolarmente a questo luogo; da ciò dipendono le scelte musicali caratterizzate da un ascolto gradevole, ma indirizzate ad ampio raggio, dal classico al jazz, con uno sguardo quest’anno anche al folk emiliano meticciato con quello americano".

Marco Beghelli