Cadono tutte le accuse nel processo su una gara di appalto del 2019 del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, annullata dal Consiglio di Stato per un conflitto di interessi perché il direttore della struttura che aveva redatto il bando e il presidente della coop vincitrice erano cognati. Il gip Alberto Ziroldi ha prosciolto con varie formule i sette imputati, accusati di turbativa d’asta: per due di loro è stata dichiarata l’improcedibilità, altri quattro sono stati assolti con rito abbreviato e la settima è stata prosciolta in udienza preliminare. L’improcedibilità è stata dichiarata per Marco Storchi, all’epoca direttore della struttura di servizi di supporto alla persona del Sant’Orsola, e per suo cognato Roberto Olivi, presidente del Cda di Coopservice e Servizi Italia, raggruppamento di imprese che nel gennaio 2019 si era aggiudicato la gara da 123 milioni per i servizi integrati. I due, difesi dagli avvocati Roberto Sutich e Gino Bottiglioni, nel 2020 erano stati archiviati per turbativa d’asta e abuso d’ufficio, ma successivamente la Procura aveva riavviato le indagini a loro carico senza richiedere l’autorizzazione al gip. Quando le indagini – nate da un esposto di Rekeep, terza nella gara – furono riaperte, oltre a Storchi e Olivi finirono sotto inchiesta le altre persone prosciolte oggi.
Le dichiarazioni dell’avvocato Sutich: "C’è sicuramente soddisfazione, ma anche fastidio per una coda di ulteriori quattro anni – sottolinea il legale del presidente della reggiana Coopservice –. Il tutto fu riaperto incomprensibilmente, ogni accusa nei confronti di Olivi era stata già archiviata. L’ulteriore pronuncia rappresenta un suggello su quanto già statuito, ma restano gli oggettivi disagi di un procedimento penale a carico di un manager di una società che partecipa a tantissimi appalti".