
La direttrice generale della. Fondazione del Monte Ethel Frasinetti
Dal senso di solitudine agli ostacoli materiali delle barriere architettoniche, come l’assenza dell’ascensore all’interno del condominio. Quali sono le esigenze abitative della terza età? A chiederlo alla popolazione over 59 è la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, in collaborazione con Scs Consulting e Swg, nell’indagine ‘Casa, dolce casa?’.
Tante le criticità che finiscono sotto la lente d’ingrandimento: le caratteristiche di alloggi e fabbricati, le condizioni di salute, le reti di supporto familiare e amicale. Ma si studiano anche le necessità economiche e sociali: sempre più anziani, per esempio, hanno scelto di vendere la propria casa in nuda proprietà per ottenere liquidità immediata (sotto le Torri si è registrato l’incremento più significativo nel 2024, con un +36%, secondo un’indagine di Confabitare, associazione dei proprietari immobiliari).
Le interviste telefoniche saranno bilanciate tra il Comune di Bologna (400 casi) e i restanti 44 Comuni (600 casi), con l’esclusione di Imola, e il campione sarà suddiviso in due fasce di età (60-74 anni e oltre 74 anni). Sono oltre 124.900, per esempio, le persone di età superiore ai 59 anni che vivono in condizioni di potenziale solitudine abitativa. I dati raccolti si riveleranno "uno strumento chiave – secondo Matilde Madrid, assessora al Welfare e salute, fragilità e anziani – per impostare politiche efficaci e rendere più proficuo il lavoro di comunità e istituzioni".
Già, perché la curva di invecchiamento bolognese poggia su numeri importanti: "Nella Città metropolitana sono circa 320mila le persone che hanno più di 59 anni – sottolinea Gianluigi Bovini, demografo e consulente della fondazione –. Un dato destinato ad aumentare significativamente: entro il 2043, le persone di oltre 59 anni potrebbero rappresentare il 38,3% del totale, con un incremento che riguarderà soprattutto gli over 74".
Dall’indagine, però, la Fondazione del Monte si aspetta di "poter mettere in campo soluzioni concrete", aggiunge la direttrice generale Ethel Frasinetti. Una di queste potrebbe essere il cohousing, formula basata sulla condivisione degli spazi abitativi. L’indagine, che coinvolgerà un campione di mille persone, si chiuderà a fine mese per presentare i risultati prima dell’estate. "Vogliamo eliminare – conclude Bovini – lo stereotipo dell’anziano che vuole rimanere tutta la vita nella casa in cui ha abitato. È importante intavolare un confronto affinché possa trovare una soluzione adeguata alle sue esigenze".
Amalia Apicella