ANDREA BONZI
Cronaca

Tutti gli animali di Bologna: storie di statue a 4 zampe

Dal cane Tago morto per amore del padrone al gallo del cortile di Pilato. Il nostro podcast ‘il Resto di Bologna’ li racconta e svela i loro segreti

La statua del cane Tago dopo il restauro al Museo civico archeologico

La statua del cane Tago dopo il restauro al Museo civico archeologico

Bologna, 13 gennaio 2025 – Il Weimaraner Tago, la cui statua è esposta a palazzo D’Accursio. Ma anche i delfini del gigante in piazza Nettuno, e l’elefante di via Santo Stefano e i leoni della chiesa di San Francesco, detti ‘Marzocchini’. Aguzzando la vista, sono tanti gli animali raffigurati per le vie della nostra città. E tante e diverse le storie che – tra verità e un pizzico di leggenda – legano Bologna agli animali: le raccontiamo oggi nel podcast ’il Resto di Bologna’, il podcast della redazione locale che potete ascoltare gratuitamente qui sul nostro sito o sulle principali piattaforme audio, come Spotify.

La prima storia, e più famosa, raccontata anche nel libro ‘Bologna bella e curiosa’, scritto da Giancarlo Tonelli e Luca Orsi, con le fotografie di Federico Borella, distribuito alcune settimane fa con il Carlino e nelle sedi dell’Ascom, è quella del cane Tago. Dietro la statua di questo weimaraner che si trova nelle sale delle Collezioni comunali d’Arte, a Palazzo d’Accursio, c’è una storia che commuove. Tago, infatti, era il bracco del giovane marchese Tommaso De’ Buoi – rampollo di una importante famiglia dell’aristocrazia cittadina del Settecento – che lo aveva raccolto, trovatello, durante una gita in campagna. Da quel momento, il cane e il marchese furono compagni inseparabili. Un giorno del 1777, Tommaso partì per un viaggio, lasciando la casa per mesi: al suo ritorno, Tago, che aspettava sempre il padrone dalla finestra, si lanciò per raggiungere il padrone, morendo sul colpo ai suoi piedi. Il marchese, impietrito dal dolore, per ricordare l’amico fedele commissionò allo scultore Ludovico Acquisti la statua del cane a grandezza naturale.

Girando per la città, però, si possono notare i delfini che circondano la fontana del Nettuno, realizzata dal Giambologna e da Tommaso Laureti; i leoni in bronzo, detti ’Marzocchini’ nella Basilica di San Francesco, realizzati nel 1912, da Alfonso Rubbiani. E ancora, l’elefante di via San Vitale, a Palazzo Fantuzzi, realizzato nel sedicesimo secolo, e il gallo del cortile di Pilato, in Santo Stefano.