Amore e morte con De Summa: "Il teatro? È fisica quantistica"

Da stasera alle Moline con ’Rette parallele’, dedicato a un’amica: "È morta il giorno in cui ho iniziato a scrivere di lei".

Amore e morte con De Summa: "Il teatro? È fisica quantistica"

Da stasera alle Moline con ’Rette parallele’, dedicato a un’amica: "È morta il giorno in cui ho iniziato a scrivere di lei".

Quando Oscar De Summa comincia a scrivere la storia di Mariarosaria, lo fa in modo "spassionato", dice lui, partendo da un ricordo di giovinezza. Erano vicini di casa a Erchie (Brindisi) e lei aveva una relazione con un ragazzo del posto, ma di mezzo si era messa la famiglia, ostacolandola. De Summa viene a sapere che Mariarosaria è morta proprio nel giorno in cui ha iniziato a scrivere di lei. A quel punto "decido comunque di raccontarla tutta, la storia – spiega De Summa, drammaturgo, regista e attore pugliese, di stanza a Bologna da tempo –, cercando di capire quale fosse il legame con il fatto che avessi iniziato a scriverne". Così nasce ‘Rette parallele sono l’amore e la morte’, co-prodotto da Atto Due Ets e Ert, in scena al teatro delle Moline da stasera al primo dicembre. De Summa, come ha reagito alla notizia di Mariarosaria?

"È venuta in mio soccorso la fisica quantistica, avevo bisogno di interpretare la realtà e mi sono reso conto del fatto che alcuni esperimenti siano esplicativi del legame che avevo con questa persona".

In che modo si è avvicinato alla materia?

"Leggendo ‘Helgoland’ ho avuto l’impressione che Carlo Rovelli parlasse più di teatro che di fisica quantistica. Ho trovato interessante un esperimento degli anni Ottanta: quando gli elettroni compiono un percorso, se un testimone li guarda si comportano in modo diverso da come farebbero senza gli occhi di quell’osservatore. È la base del teatro. Se io recitassi in camera mia, da solo, sarei un grande attore, no? (sorride, ndr)".

Quali altre affinità ha trovato tra la fisica quantistica e il teatro?

"Per la fisica quantistica, ogni oggetto ne influenza un altro. Ci si basa sulla relazione, non sugli oggetti in quanto tali. Il teatro, per me, è proprio questo: quello che si crea, e che sta in mezzo, tra me e il pubblico".

È stato difficile continuare a scrivere di Mariarosaria quando ha saputo della sua morte?

"Il lavoro ha acquisito un’altra luce. La morte è da sempre protagonista del teatro. Ma in questo caso aiuta a prendere consapevolezza del fatto che tutto quello che facciamo ha un valore relativo rispetto al passaggio all’aldilà. Il mio rapporto con quel tempo e quello spazio, il perché mi sia venuto in mente, come mai mi sia sentito responsabile: questo ha fatto la differenza".

In che misura si è sentito responsabile?

"Mi sembrava di essere stato investito di qualcosa di grande. E quando ho incontrato la fisica quantistica mi sono reso conto potesse essere un racconto universale, che riguarda tutti". Amalia Apicella