FEDERICA ORLANDI
Cronaca

Amato, sfogo e difesa: "Questo processo ha rovinato le vite di tutta una famiglia"

L’oculista: "Non avevo alcun motivo per uccidere mia moglie. Avevamo deciso di separarci e non avevo problemi di soldi. Lei faceva uso di farmaci: temo che le sia scappata la mano...".

Amato, sfogo e difesa: "Questo processo ha rovinato le vite di tutta una famiglia"

Amato, sfogo e difesa: "Questo processo ha rovinato le vite di tutta una famiglia"

di Federica

Orlandi

"Povera la mia amante, poveri i miei figli, povera pure Anna Maria che ha perso una sorella. Questo processo ha rovinato le nostre vite". Si chiude con uno sfogo (accolto da qualche mormorio di disapprovazione del pubblico in aula) la prima parte dell’esame all’oculista Giampaolo Amato, 64 anni, interrogato dalla pm Morena Plazzi e dall’avvocato di parte civile per la cognata, Maurizio Merlini, al processo in cui è accusato di avere ucciso con un cocktail letale di farmaci – la benzodiazepina Midazolam e l’anestetico Sevoflurano – la suocera Giulia Tateo, 87 anni, e la moglie (pure medico) Isabella Linsalata, 62, a ventidue giorni di distanza l’una dall’altra a ottobre 2021.

Amato, come sempre, respinge a gran voce ogni accusa, talvolta al limite dell’indispettito: "Perché avrei dovuto uccidere due donne che stravedevano per me? Io quei farmaci non so neppure come si somministrino". Le sue risposte sono lunghe, tortuose, spesso parte da lontanissimo per non arrivare, poi, a un punto concreto. "È nel suo interesse dare risposte sensate" lo richiama il presidente della Corte d’assise Pier Luigi di Bari. Invano. È il momento di raccontare la sua verità e Amato non accetta paletti: "Scusate, ma è della mia vita che stiamo parlando", sbotta.

A tratti, si commuove. Come quando parla della "delicatezza" della moglie, che non si era fatta visitare da lui, il giorno della sua morte, prima di mezzanotte, per non disturbarlo.

O ricordando dell’invito di lei a trascorrere un weekend al mare per recuperare la loro relazione: era il luglio 2019 e gli aveva appena detto "dell’esame positivo alle benzodiazepine. Un fulmine al ciel sereno. Le dissi Isina, cosa mi dici?, ma lei mi rassicurò che era solo qualcosa che prendeva per stare più tranquilla". Alla fine il weekend non ci fu: "Rifiutai perché amavo un’altra. Ma se avesse temuto che l’avvelenassi con le tisane, che peraltro ha sempre continuato a bere, mi avrebbe fatto questa proposta? No, avrebbe chiamato la polizia, come avrebbero fatto sua sorella e le sue amiche se avessero davvero temuto per lei".

A domanda diretta della pm sulla famosa bottiglia di vino risultata positiva alle benzodiazepine, Amato sorvola: dopo un lunghissimo discorso non svela come sospetta possa esserci finito dentro il Midazolam. E i sette piani di scale saliti la notte in cui morì Tateo, sola nell’appartamento sopra al suo? "Non sono andato da lei. Forse facevo degli esercizi per il ginocchio, sono ipercinetico. Ma non ricordo".

Il medico ribatte a gran voce di non avere moventi. "Con Isabella ci stavamo separando, ero finalmente riuscita a convincerla. Avevamo appuntamento dall’avvocato il mercoledì dopo la sua morte" (ma non ci sono prove a riguardo). I soldi? "Mai stati un problema. È vero che dissi a nostra figlia che i miei risparmi erano nel conto della madre, perché eravamo in separazione dei beni, ma le avevo dato 100 milioni di lire negli anni ’90. Sono contento che ora siano dei miei figli".

Alla fine, insomma, come è morta Isabella, per lui? "Faceva uso di farmaci, temo le sia scappata la mano. Non so se ne fosse dipendente, non l’ho mai vista assumerne, ma so che li prendeva e potrebbe avere fatto un errore. Io però non farei male a una mosca". Tra due settimane l’esame proseguirà con le altre parti civili e la difesa.