Bologna, 9 luglio 2024 - Isabella Linsalata scriveva a Giampaolo Amato di “doppie” e “triple dosi”, in messaggi dell’estate 2019.
Ma di cosa? “Di qualcosa per stare tranquilla”, aveva detto alla Corte d’assise durante il suo esame il marito, accusato del suo omicidio con un cocktail di farmaci la notte tra il 30 e il 31 ottobre 2021. Ma ora, gli avvocati di parte civile (Francesca Stortoni per lo zio di Isabella e fratello di sua madre Giulia Tateo, per l’accusa pure uccisa da Amato, e Maurizio Merlini per la sorella di Linsalata, Anna Maria) danno una nuova versione: non già di sonniferi o tranquillanti parlava Isabella in quei messaggi, bensì di angioletti.
Ebbene, ai riferimenti di dosi doppie e triple, la donna allegava infatti sempre delle “emoticon”, disegnini virtuali di angioletti. Il medico di 62 anni era infatti solita mandare al marito, dice l’avvocato Stortoni, “un augurio per la giornata ogni mattina, con l’emoticon dell’angioletto. Nei giorni in cui parla di dosi doppie e triple, anziché uno come al solito ne manda appunto due oppure tre; in un caso, gli dice che ‘stasera avrai bisogno di tutti gli angeli e gli arcangeli’ e gliene manda 7, quanti gli arcangeli”.
Insomma, attaccano i legali, “quelle di Amato in aula sono state evidenti falsità. Lui sapeva benissimo a cosa si riferiva la moglie, e non erano certo farmaci”.
Amato, che è medico oculista, è accusato di avere ucciso moglie e suocera a 22 giorni di distanza l’una dall’altra nell’ottobre 2021 con un cocktail letale di Midazolam, una benzodiazepina, e Sevoflurano, un anestetico ospedaliero, per ereditare e per vivere serenamente la relazione extraconiugale che da tempo portava avanti. Secondo la difesa invece (avvocati Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna) la donna, a sua volta medico, avrebbe assunto le sostanze da sola, per superare il dolore della separazione in corso dal marito.