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Amato al giudice: sono innocente. Ma non risponde alle domande

Il medico è ora in carcere anche per l’omicidio della suocera: non parla, ma rende dichiarazioni spontanee. La prova "devastante" nello smartwatch, ma la precisione del barometro potrebbe riservare sorprese.

Bologna, 4 novembre 2023 – Continua a ribadire a gran voce la propria innocenza, Giampaolo Amato. Il medico oculista sessantaquattrenne, affiancato dai suoi avvocati Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna, ieri mattina ha sostenuto l’interrogatorio di garanzia, dopo l’emissione della seconda ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti. Davanti al giudice per le indagini preliminari Claudio Paris, Amato si è avvalso della facoltà di non rispondere; ciò nonostante, ha scelto di rendere alcune dichiarazioni spontanee. In cui, rifacendosi anche a quanto affermato nei tre interrogatori già rilasciati durante le indagini (l’ultimo a luglio scorso, quando era già in carcere per l’accusa di omicidio della moglie), si è ancora una volta dichiarato estraneo a quelle due morti che gli vengono attribuite. Quella, cioè, della moglie Isabella Linsalata, 62 anni, deceduta la notte tra il 30 e il 31 ottobre 2021 e per cui Amato è in carcere dallo scorso aprile; e, ora, della suocera Giulia Tateo, venuta a mancare a 87 anni la notte tra l’8 e il 9 ottobre 2021, esattamente 22 giorni prima della figlia.

Amato in una foto di famiglia con la moglie Isabella Linsalata
Amato in una foto di famiglia con la moglie Isabella Linsalata

Una "prova generale", questo primo (presunto) delitto, secondo il gip Paris. Omicidio per cui, si badi, è lo stesso gip a sottolineare che "la gravità indiziaria sulla base dei soli dati dell’autopsia (che ha rinvenuto nei polmoni dell’anziana tracce di Midazolam e Sevoflurano, gli stessi farmaci che si ritiene siano stati letali per la figlia, ndr) potrebbe non apparire scontata" e che dunque deve "leggersi alla luce" dell’altra accusa di omicidio, "fondendo le due morti in un poderoso quadro indiziario che ne svela la natura violenta".

Oltre all’autopsia, però, a ’inchiodare’ il medico ("l’elemento in assoluto più devastante", lo definisce il gip) sarebbe la anomala attività notturna registrata dal suo smartwatch nella notte tra l’8 e il 9 ottobre: sette rampe di scale salite di un piano (quello, si ricostruisce, che separava l’appartamento-studio in cui viveva l’uomo dopo la separazione dalla moglie e la dimora della suocera, che comunicava con quella della figlia tramite una porta interna) tra l’una di notte e le 7 del mattino. Spostamenti che l’uomo non avrebbe mai giustificato nel corso dei passati interrogatori, in cui anzi rivelò di non essersi mai spostato dal proprio appartamento, quella sera. Vero è però che non si può dire che la geolocalizzazione e soprattutto il barometro in dotazione a questo tipo di dispositivi elettronici da polso sia preciso e affidabile al cento per cento, come chiunque si sia mai lavato vigorosamente i denti con uno smartwatch al polso potrebbe testimoniare. Una prova, insomma, che sebbene inserita in un contesto indiziario più ampio, potrebbe non reggere a un eventuale approfondimento tecnico in aula.

Federica Orlandi