Bologna, 4 novembre 2024 – C’è chi è arrabbiato. Chi sceglie il silenzio. Chi si chiede come il sindaco non potesse sapere dell’ordinanza sul muretto della discordia. E chi, dopo giorni a spalare fango, guarda l’impatto sulle prossime elezioni: “Qualcuno non andrà a votare e qualcun altro voterà contro...”, cioè a favore di un ribaltone in Regione. Tra chi vive nei condomini di via Zoccoli 15 e 17, in zona Saragozza, la vita non è ancora tornata alla normalità. Ci sono da pulire i garage e le cantine.
Qualcuno cerca di rimettere a posto quel poco che è rimasto dopo l’alluvione, tra quadri e libri accatastati per terra e auto sporche di fango. L’ordinanza del Comune appesa sulle transenne che sbarrano la strada ai mezzi per motivi di sicurezza, “non aiuta”, dicono i residenti. Un cortocircuito che ha portato l’amministrazione a emettere il 31 ottobre un provvedimento che impone ai residenti dieci giorni per incaricare i tecnici della verifica strutturale del muretto di contenimento del corsello carrabile che collega i palazzi.
Una misura sui cui lo stesso sindaco, Matteo Lepore, ha avuto da ridire, tant’è che ha strigliato i suoi tecnici, perché ingnaro del provvedimento, sottolineando la necessità di dialogare coi cittadini. I residenti, infatti, già hanno obiettato il fatto che per mettere mano al muretto, si deve risistemare la strada che è di proprietà comunale. Una situazione, insomma, di non facile risoluzione. “Il Ravone ha spazzato via le nostre auto, allagato i garage, siamo ancora scioccati. Poi arriva un’ordinanza, appesa alla tansenna... Una certa rabbia c’è”, dice un condomino.
La marcia indietro del sindaco sull’ordinanza, invece, divide gli abitanti dei civici interessati. “Lasciamo parlare gli esperti e gli amministratori di condominio. Lepore ha detto che ci incontrerà, ma la misura è ancora in vigore. Qui ci interessano i fatti, non un sindaco che viene qui a farsi vedere...”, dice un altro residente. Aldo Stimolo, che abita al numero 15 di via Zoccoli, spalanca la porta del suo garage: “L’acqua è arrivata fin qui – dice, mostrando una mensola alta più di un metro e mezzo –. Qui sono tutti sconsolati, pensano che la situazione si poteva prevedere. Se Lepore annulla l’ordinanza fa il suo dovere: non si può far ricadere tutto sui cittadini”.
Una sua vicina di casa annuisce: “Vivo al piano rialzato. L’acqua non è arrivata in casa mia grazie a cinque gradini... Sono dovuta andare al terzo piano, da mia figlia. Una cosa inimmaginabile: sembravano le cascate del Nagara”. A breve, comunque, ci sarà un’assemblea di condominio e il summit con il sindaco. Per questo il mantra, per chi è in cortile a pulire i ricordi di una vita dal fango, è “aspettare”. C’è però chi già se la prende con il primo cittadino: “Mi fa davvero ridere sentirgli dire che non sapeva nulla...”. Al civico 17, però, qualcuno la pensa in modo diverso: “Apprendo con piacere che dopo l’ordinanza Lepore voglia parlarne con noi. È importante, per non sentirci soli”.
Del “caso ordinanza” se ne discute anche qualche civico più in là, al numero 8, mentre sui pali sono apparsi cartelli gialli con la scritta: “Compro auto alluvionate”. Marco Chiodi non si sbilancia sul merito della misura, ma ammette sconsolato: “Non so come finirà. Quello che so è che qui c’è ancora tanta devastazione”.