FRANCESCO MORONI
Cronaca

L’alluvione di Irene Priolo: “Per la manutenzione dobbiamo fare tutti di più”

La numero uno della Regione: ma la difesa del suolo spetta allo Stato. “Lepore? Nessun attacco, dalla destra campagna indecente contro di lui. I sindaci, compreso quello di Bologna, non possono finire nel mirino”

Bologna, 27 ottobre 2024 – Presidente Priolo, lo ‘sfogo’ di Matteo Lepore è stato giusto o frutto di giorni intensi, dettati da una situazione critica?

“La campagna della destra contro il sindaco di Bologna è indecente. I Comuni non possono essere messi sotto attacco, vale per Bologna come per tutti gli altri, senza distinzione di colore politico. C’è un assetto territoriale da ripensare e adeguare per cui non bastano le sole regioni. E a fronte di tutto questo si fanno esposti contro il Comune o si chiedono le dimissioni del sindaco? Che coerenza c’è rispetto alla presidente Meloni, che dice di voler collaborare?”

Irene Priolo, presidente facente funzioni della Regione, torna nel merito delle parole del sindaco Lepore (“Siamo noi i primi a chiederci cosa abbia fatto chi doveva gestire questi torrenti”) dopo l’alluvione che inondato Bologna. Ma se per il sindaco la responsabilità è di tutti (“Agenzia regionale insieme con Bonifica Renana e Consorzio dei canali), per Priolo le inadempienze sono soprattutto del governo.

Irene Priolo, 50 anni, presidente facente funzioni dell’Emilia-Romagna. A destra tutti al lavoro per riparare i danni dell'alluvione
Irene Priolo, 50 anni, presidente facente funzioni dell’Emilia-Romagna. A destra tutti al lavoro per riparare i danni dell'alluvione

Manutenzione, argini, eventuali vasche di contenimento e opere. Ma la competenza sui corsi d’acqua, si chiedono gli emiliano-romagnoli, di chi è?

“Facciamo chiarezza: la difesa del suolo è competenza dello Stato. All’autorità di distretto del bacino del Po, emanazione dello Stato, compete la pianificazione. Alla Regione compete la programmazione e la realizzazione degli interventi, attraverso Aipo (l’Agenzia interregionale per il fiume Po, ndr) e i consorzi di bonifica per i canali di loro competenza. Ai Comuni, infine, spetta la parte delle reti ricomprese nel servizio idrico integrato. Gli eventi del 2023 e 2024 sono totalmente fuori scala e affermare il contrario significa non solo negare le evidenze scientifiche, ma rinunciare a realizzare tutti quegli interventi straordinari che possono mettere in sicurezza il territorio. Solo per la parte colpita dall’alluvione del 2023 abbiamo redatto un piano speciale da 4,5 miliardi, che lunedì approveremo a Roma”.

Se la Regione ha i suoi compiti, quali spettano al governo? Lei ha sottolineato che nella Finanziaria non c’è nulla fino al 2027 per la ricostruzione.

“Ripeto: è compito della Stato finanziare gli interventi di difesa del suolo. E se la prossima settimana approveremo finalmente il Piano speciale per la messa in sicurezza della Romagna e di Bologna, ma non c’è un euro nel Bilancio dello Stato, allora avremo fatto solo un esercizio di stile. Assieme ai Comuni e alle parti sociali, nel tavolo regionale, abbiamo individuato un primo stralcio di opere da far partire subito. Parliamo di 800 milioni di euro con interventi prioritari su tutti i bacini, dalla Romagna a Bologna. È una richiesta onesta: se pretendessimo tutti i 4,5 miliardi per l’anno prossimo saremmo pretestuosi, perché è chiaro che il Governo non ha tutti questi soldi solo per la nostra regione, né noi riusciremmo a spenderli tutti in un anno. Per questo abbiamo indicato un pacchetto di opere più urgenti, lo Stato lo deve finanziare”.

I cittadini ripetono che tombini e canali non vengono puliti, ma è così? O è la quantità estrema di pioggia che mette a rischio la tenuta di opere pensate per livelli diversi?

“Sulla manutenzione siamo tutti chiamati a fare di più, ci mancherebbe. In una legislatura non facile, segnata dal Covid e ora dal sottofinanziamento regionale, alla fine dei cinque anni sono riuscita a raddoppiare la posta per le manutenzioni. Però alle persone dobbiamo dire la verità: se facessimo anche il triplo delle manutenzioni del passato, non ci saremmo risparmiati neppure una casa alluvionata. Perché tutta l’acqua che è caduta in poche ore non sta dentro i nostri fiumi, canali, tubi: non lo dico io, lo dicono i numeri. E quindi dobbiamo cambiare strutturalmente la nostra capacità di raccogliere e collettare le acque”.

Il futuro presidente della Regione da cosa dovrà ripartire?

“La prima cosa da fare dopo le elezioni sarà mettere nelle mani del presidente tutte le funzioni commissariali di gestione sia delle emergenze che delle ricostruzioni. Bisogna semplificare e non si può rispondere a una condizione straordinaria con mezzi ordinari. Ho il rammarico di non essere riuscita fin qui a spiegare fino in fondo che stiamo agendo da soli come Emilia-Romagna: non ci è stata dato personale aggiuntivo, regole adeguate, strumenti adatti. Ho evocato il Ponte Morandi perché in quel caso il governo nazionale fece esattamente l’opposto. La difesa del territorio va messa in cima alle priorità nazionali: ho parlato di un Piano Marshall riferendomi proprio alla necessità di una visione strategica, di risorse straordinarie e di strumenti nuovi. Con meno non se ne esce. E io credo che l’Emilia-Romagna dovrà essere in prima linea”.

Negli altri territori alcuni fiumi hanno retto meglio, mentre a Reggio ha messo molta paura il Crostolo. La situazione è simile e le priorità le stesse?

“Sì. E vale anche per Parma e Piacenza. Abbiamo avuto meno problemi dove è caduta meno acqua o dove le infrastrutture hanno retto meglio. Ma lo ripeto per l’ultima volta: con le cumulati di pioggia registrate a Bologna, a settembre in Romagna e sulle stesse aree l’anno scorso, non c’è riparazione o manutenzione che tenga”.