È stata una giornata convulsa per i rapporti tra Palazzo d’Accursio e Palazzo Chigi. Prima, in mattinata, il sindaco Matteo Lepore aveva agitato lo spettro di possibili "ritardi" per la dichiarazione dello Stato d’emergenza legata all’alluvione da parte del governo. Un stallo collegato dal primo cittadino anche all’apparente immobilismo ’comunicativo’ da parte dell’esecutivo Meloni. "Nessuno mi ha ancora chiamato". Nel pomeriggio di ieri però, facendo seguito a quanto dichiarato dal premier mercoledì sera, la telefonata di Meloni è arrivata e Lepore ne ha dato conto alla cittadinanza. "Mi ha chiamato la presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni. Ci siamo confrontati sull’alluvione che ha colpito Bologna e l’area metropolitana – ha raccontato il primo cittadino –, su quanto è stato fatto in questa settimana e sulla richiesta dello stato di emergenza. Mi ha assicurato massima disponibilità a collaborare con gli enti locali del territorio e con la Regione Emilia-Romagna". Meloni ha anche illustrato al sindaco la necessità di un prossimo incontro con la Protezione civile nazionale. "Su sua indicazione avremo presto un confronto con il ministro Musumeci – ha spiegato ancora Lepore –. Ritengo la disponibilità offerta dalla presidente Meloni preziosa, sono sicuro sapremo collaborare mettendo al primo posto il bene della comunità territoriale bolognese".
Risolto il piccolo ‘giallo’ sulle telefonate Roma-Bologna, di ieri resta il duro confronto tra amministrazione e opposizione durante il rituale question time. Ad accendere la miccia era stato un lungo intervento del sindaco. L’alluvione della notte tra sabato e domenica scorsi, per Lepore, "ha cambiato le priorità della città per i prossimi anni. Come la Garisenda. Se dal governo o dalla Regione non arriveranno risorse per mettere in sicurezza il territorio, dovremo riflettere su questo, quando faremo il prossimo bilancio. Dobbiamo – ha dichiarato Lepore – discutere con Roma e Regione su come organizzare nuove protezioni per la popolazione lungo i torrenti". Quella sulle risorse, del resto, "è una discussione che non tarderà a venire, la faremo appena finirà l’emergenza. Se non ci danno una mano le altre istituzioni, ce ne dovremo occupare noi. E ci rimane sempre il cerino in mano". Lepore ha quindi chiamato in causa il centrodestra, in particolare Fratelli d’Italia che ha presentato un esposto in Procura perché vengano accertate le responsabilità. "Gli esposti li dovreste fare anche verso lo Stato, il governo, il commissario Figliuolo e tutte le agenzie – ha attaccato il sindaco –, le istituzioni siamo tutti noi e noi ci dobbiamo assumere la responsabilità. E’ possibile che io sia l’unico a farlo anche per voi?". Lepore ha poi sottolineato come si dovrà riunirsi "caseggiato per caseggiato, con tutti i condomini che hanno subito danni, non solo per i rimborsi, ma anche per capire cosa si possa fare in futuro". Infine lo spunto sulle responsabilità, nuovamente chiamato in causa viale Aldo Moro. "Quello che è successo all’Aposa desta molta preoccupazione e siamo noi i primi a chiederci cosa abbia fatto chi doveva gestire questi torrenti", ossia "Agenzia regionale insieme con Bonifica Renana e Consorzio dei canali". La risposta della Bonifica Renana: "La gestione delle acque naturali di superficie e cioè tutti i fiumi, i torrenti ed i rii è esclusiva competenza della Regione. La Bonifica è competente del proprio reticolo artificiale di scolo in pianura. Ora gravato dalle esondazioni dei corsi d’acqua e dei torrenti regionali".
Maggioranza e Pd all’attacco di FdI. Campaniello, Bernagozzi e Piazza: "A dimettersi devono essere le opposizioni". Il partito: "Vergognosa strumentalizzazione per la campagna elettorale".