di Donatella Barbetta
La pandemia ha avuto un forte impatto emotivo anche su bambini e adolescenti e le conseguenze si sentono ancora.
È possibile fare un bilancio dei danni del Covid sui comportamenti dei più piccoli?
"Sì. Abbiamo partecipato a uno studio, in collaborazione con i maggiori Pronto soccorso pediatrici nazionali, pubblicato sulla rivista Italian Journal of Pediatrics. Gli anni dal 2019 al 2021 hanno visto un aumento nelle strutture d’emergenza di una categoria particolare: ragazzini con disordini neuropsicologici", risponde Chiara Ghizzi (nella foto), direttrice dell’unità operativa di Pediatria e del Pronto soccorso pediatrico del Maggiore.
Di quanto è la crescita?
"La media nazionale registra un aumento dell’83%, mentre nei Pronto soccorso pediatrici del nostro territorio sale al 110%. Insomma, una seconda pandemia".
Quanti casi nei due anni presi in esame?
"Circa 100 casi complessivamente, quando prima al Maggiore ne vedevamo due o tre all’anno. E l’andamento del 2022 è lo stesso, siamo a una cinquantina di casi".
Qual l’età più colpita?
"Dai 12 ai 16 anni, ma l’età si è abbassata e ci sono capitati anche bambini di 9-10 anni".
Quali sono i problemi più frequenti che portano gli adolescenti al Pronto soccorso?
"Atteggiamenti depressivi, disordini alimentari, istinti suicidari e aggressività severa. La maggior parte arriva in seguito a gesti di autolesionismo e a eventi traumatici, farsi male tagliandosi è ricorrente, oppure registriamo intossicazioni da abuso di sostanze come alcol, droghe o assunzione di farmaci. C’è un atteggiamento di chiusura nei confronti della famiglia e della vita".
Ci sono stati esiti importanti?
"Sì, in seguito ad alcuni tentativi di suicidio, traumi cranici con conseguenze neurologiche e perdite di organi".
Sono state prese nuove misure in reparto?
"Certo. Medici e infermieri hanno avuto una formazione specifica. Poi, oltre a trattare il problema fisico, abbiamo attivato una consulenza H24 con l’unità operativa di Neuropsicologia infantile guidata da Stefano Costa e una presenza durante il giorno di un componente dell’équipe. E sono stati adattati alcuni ambienti eliminando arredi e presidi che possano risultare pericolosi. Inoltre, appena scatta l’allarme in Pronto soccorso le famiglie vengono seguite da una psicologa. Collaboriamo anche con le forze dell’odine e la polizia postale per fenomeni di istigazione all’autolesionismo sul web".
E all’uscita dall’ospedale?
"Si attivano i colloqui con la Neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza del territorio diretta da Simona Chiodo. Qualche centinaio di ragazzini ha aderito al programma con buoni risultati".
Prevede iniziative di sensibilizzazione?
"Prima di Natale dovremmo andare a parlare agli studenti di una scuola superiore. E un giorno sarebbe bello se qualcuno dei ragazzi che ha vissuto questo disagio volesse raccontare la propria storia: a noi farebbe capire meglio il fenomeno e potrebbe dare un contributo ai suoi coetanei".