NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Allagamenti in via Saffi. Il Comune: "Danni causati anche dai vigili del fuoco"

Pompieri e Viminale chiamati a rispondere per l’alluvione del 2023. L’appello del processo davanti al Tribunale delle Acque si apre a marzo

Bologna, 29 ottobre 2024 – Sull’esondazione del Ravone del maggio 2023, il Comune chiama in causa adesso i vigili del fuoco e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Pompieri che, secondo l’amministrazione, avrebbero contribuito a creare, con un loro intervento, le condizioni perché il torrente, carico d’acqua e detriti, sfondasse il solaio del negozio al civico 22/2, allagando così non solo il locale, ma anche via Saffi.

E lo fa nelle repliche alle conclusioni a cui il consulente incaricato dal Tribunale delle Acque di Firenze, l’ingegner Leonardo Falciani, era arrivato, ritenendo responsabili dei danni derivati dall’esondazione il Comune e la Regione. Chiamati, dunque, a risarcire il condominio di via Saffi (rappresentato dall’avvocato Luca Ceccaroli) e i proprietari del negozio distrutto. Conclusioni a cui sia il Comune, con la professoressa Anna Masutti, sia la Regione, con l’avvocato Gian Carlo Soave, si sono opposti, ricorrendo in Appello. La prima udienza di questo secondo atto si aprirà il 20 marzo e, questa volta, il Comune ha citato il corpo dei vigili del fuoco - e quindi, per estensione, il Viminale, nella persona del ministro Piantedosi -, che saranno rappresentati dall’avvocatura di Stato.

Allagamenti in via Saffi. Il Comune: "Danni causati anche dai vigili del fuoco"
Il Ravone a maggio dello scorso anno distrusse il solaio di un negozio ed esondò

Nello specifico, si legge nella replica del Comune, "si può citare tra le cause anche l’intervento dei vigili del fuoco, nel chiudere il tombino d’ispezione, presente nel resede tergale, con un bancale di sabbia, che si era aperto durante il primo evento (il 2 maggio ’23, ndr), e che aveva costruito valvola di sfogo per il torrente Ravone". In sostanza, quel 2 maggio dell’anno scorso, a seguito di una giornata di pioggia incessante, il Ravone era straripato una prima volta, uscendo fuori da un tombino d’ispezione che si trova in un’area di pertinenza del condominio, all’esterno e alle spalle del negozio di estetica. In quella circostanza erano intervenuti i pompieri che, dopo aver accertato la situazione, avevano bloccato il coperchio del tombino con i sacchi di sabbia. Così, secondo il Comune il torrente, non trovando più questa "valvola di sfogo", avrebbe trovato la sua strada sfondando il più fragile solaio sotto il pavimento del negozio di estetica.

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Una ricostruzione diversa da quella a cui è giunto il consulente del tribunale, che invece ha ascritto la responsabilità dell’accaduto ai paletti posti dal Comune a sostegno della sede stradale, che avrebbero bloccato i detriti trasportati dalla corrente, ostruendo così il corso del Ravone che, a quel punto, è ‘esploso’ sfondando il locale. Una responsabilità attribuita anche alla Regione, deputata alla pulizia del torrente. Dal canto suo, viale Aldo Moro nelle repliche rileva che "la competenza in punto di manutenzione ordinaria dei tratti tombali in area urbana ricade sul Comune di Bologna". E a sostegno di questa tesi ricorda come nell’ambito dei lavori per la realizzazione della linea del tram il Comune avesse proprio progettato "un’importante opera di messa in sicurezza", che prevede, tra l’altro, la ricostruzione "di un nuovo scatolatore di dimensioni più ampie, così da garantire una maggiore sezione utile per il deflusso delle acque del Ravone".

Questo, mentre ancora i residenti non hanno visto un euro: "Non solo del risarcimento – spiega l’avvocato Ceccaroli –, ma neppure dei tanto decantati finanziamenti a fondo perduto per aiutare le vittime. Non abbiamo idea, ad oggi, se qualcuno li abbia ricevuti. E neppure come si faccia ad accedere a questi aiuti".