Bologna, 13 febbraio 2020 - Era il 27 ottobre del 2014 quando Alessandro Lunati, 51 anni, allenatore e appassionato dei canestri rimase coinvolto in un gravissimo incidente in autostrada, sull’A1 all’altezza di Modena Nord. Lo sportivo e informatore farmaceutico morì dopo una settimana di agonia a causa delle gravissime ferite riportate e la famiglia diede il consenso all’espianto degli organi.
Ieri, in tribunale a Modena è arrivata la condanna per il conducente del camion contro il quale la vettura di Lunati si schiantò. L’uomo, un autista rumeno è stato condannato a tre anni di carcere per omicidio stradale e al pagamento di una provvisionale di 304mila euro a favore della parte civile costituita.
Parliamo di Catia, convivente all’epoca dei fatti della vittima e che, pochi anni dopo la tragedia che l’ha colpita, è stata adottata da Carla, mamma di Lunati successivamente deceduta. Un dramma che racchiude dunque un grande atto d’amore tra le due donne: la giovane, infatti, è stata adottata da adulta dalla suocera, divenendo a tutti gli effetti sua figlia. Un rapporto umano divenuto sempre più forte tanto che Catia, una volta deceduta la mamma adottiva, ha portato avanti la causa al fine di ottenere giustizia per Alessandro. E così è stato poichè quel giorno il conducente del mezzo tagliò letteralmente la strada allo sportivo, immettendosi sulla prima corsia senza accertarsi che nessun mezzo arrivasse alle sue spalle. Da qui il devastante schianto.
"La parte civile è soddisfatta dell’esito del procedimento perchè dopo tanti anni anche gli eredi di chi aveva chiesto giustizia, ovvero la madre del deceduto sono riusciti a fare chiarezza sulle cause di questo incidente – siega l’avvocato Davide Bicocchi – la cui dinamica poteva lasciare spazio ad interpretazioni diverse ma che poi è stata correttamente inquadrata dal giudice. Ricordiamoci però ci sono voluti cinque anni per avere una sentenza di primo grado; anni in cui la legiferazione ha finalmente riconosciuto l’omicidio stradale quale fattispecie autonoma". Lunati, prima dello schianto fatale, lavorava per la società Bsl San Lazzaro dove allenava la rappresentativa under 17 – formazione con la quale aveva vinto il titolo regionale. La vittima era cresciuta cestisticamente a San Lazzaro, sotto la guida di Ettore Mannucci.