Casalecchio di Reno, 2 febbraio 2018 - Un gorgo l’ha inghiottito. Lo ha tirato giù più volte, facendolo scendere e riemergere dall’acqua. Finché Alessandro Ferriani non si è arreso alla corrente del Reno. Ed è morto così, a 17 anni, mentre si allenava con i compagni del Canoa Club Bologna, a valle della diga storica di Casalecchio. La tragedia è avvenuta ieri pomeriggio. Erano quasi le 17, non era ancora buio. Alessandro, che faceva parte della squadra giovanile di canoa, era arrivato al fiume assieme a due compagni e all’allenatore intorno alle 16. I ragazzi, tutti giovanissimi, dopo aver percorso un tratto della chiusa a piedi, erano scesi a valle della diga ed erano entrati in acqua. Che era fredda, come era gelida l’aria fuori, ma i ragazzi erano equipaggiati e abituati ad allentarsi in condizioni simili. Così, mentre facevano gli esercizi di routine, la canoa di Alessandro si è capovolta. Lui, già esperto malgrado l’età, con una manovra chiamata ‘eskimo’ è riuscito comunque a rimettersi in posizione.
Non è chiaro però se in quegli attimi mentre si trovava sotto abbia bevuto, battuto la testa o il freddo lo abbia intorpidito. Fatto sta che una volta riemerso, con i compagni è tornato verso la riva. E gli amici hanno notato che il diciassettenne non si sentiva bene. «Attaccati, che ti trainiamo noi, ti portiamo al sicuro», gli hanno detto. E lui lo ha fatto. Poi la situazione è precipitata in un attimo. Forse Alessandro è scivolato, forse il piccolo incidente avvenuto poco prima lo ha indebolito. Così il ragazzo ha mollato la presa, finendo di nuovo sott’acqua. Questa volta in un punto maledetto, sotto lo Stramazzo. Uno specchio fatto di gorghi e mulinelli. È sprofondato sotto. E poi come in un vortice è tornato ancora a galla e poi di nuovo giù. Impossibile fare niente per aiutarlo, se non allertare, immediatamente, i soccorsi.
I vigili del fuoco sono arrivati alle 17,24 in quel tratto di Reno maledetto, con nove squadre, l’autopompa serbatoio e gli esperti del Nucleo sommozzatori. Hanno trovato Alessandro aggrappato a dei rami dentro fiume, in corrispondenza del rullo causato dal salto di quota che interessa il Reno in quella zona. Era ancora vivo. Ma il battito del suo cuore, ormai, era un soffio. È stato portato a riva dai sommozzatori, assicurato a una cima e preso in carico dal personale del 118. I sanitari hanno tentato inutilmente di rianimarlo. Ma Alessandro si è arreso. Sul Reno erano arrivati intanto anche i carabinieri della stazione di Casalecchio e della compagnia di Borgo Panigale. È toccato a loro il difficile compito di avvertire i famigliari del diciassettenne, che viveva a Bologna.
La Procura intanto ha aperto un fascicolo di indagine per omicidio colposo, contro ignoti, e ha disposto l'autopsia per far luce sulle cause della morte. Da un primo accertamento, il ragazzo aveva casco e attrezzatura idonea per un allenamento in condizioni climatiche avverse come quelle di ieri pomeriggio, con freddo e pioggia. Del fascicolo si occupa il pm Antonello Gustapane.
«Alessandro era un ragazzo di altri tempi – racconta il legale e membro del Canoa Club Bologna, l’avvocato Fabio Pancaldi –. Pieno di entusiasmo, non perdeva un’occasione per scendere in acqua con i suoi compagni. Tutti quelli che lo conoscevano erano innamorati di lui, della sua allegria, della sua disponibilità. Questa tragedia ci ha sconvolto tutti, non riusciamo a immaginare il dolore della famiglia». I compagni di squadra di Ferriani, sotto choc, sono stati ascoltati fino a tarda sera dai carabinieri e così anche il giovane allenatore, di 20 anni, che era con loro, per capire come siano andate le cose. Della tragedia è stato informato il pm Antonello Gustapane.