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Alessandra Matteuzzi, gli amici: "Ovunque tu sia continua a splendere"

E’ uno dei commoventi messaggi lasciati, assieme a tanti fiori, sotto casa in via dell’ Arcoveggio. I parenti: "Non deve pagare solo il killer"

Bologna, 26 agosto 2022 – "Ciao Sandra, ovunque tu sia ora, continua a splendere ". Il bigliettino sporge da due mazzetti di fiori bianchi e rosa. Qualcuno li ha lasciati dentro la cassetta della posta del palazzo dove abitava Alessandra Matteuzzi, in via dell’Arcoveggio. Proprio lì sotto, il sangue della donna che mercoledì mattina ancora sporcava il pavimento, è stato lavato. Resta un alone, a ricordare per sempre, a chi vive qui, questa tragedia.

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Impressa negli occhi di chi c’era e ha tentato di fermare la mano di Giovanni Padovani. E nel cuore di chi voleva bene a Sandra. E non può accettare che se ne sia andata così. C’è il nipote di Sandra, Matteo Perini, che non si dà pace: "Mia zia era una persona di cuore e non si meritava tutto questo, spero che questo episodio serva a cambiare le cose. Mi aspetto che lui marcisca in galera, ma che non paghi una persona sola, altrimenti succederà di nuovo", dice il ragazzo, riferendosi alla denuncia per stalking che la zia aveva presentato lo scorso 29 luglio, nei confronti del suo ex.

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Un argomento che ribadisce anche la cugina della vittima, l’avvocato modenese Sonia Bartolini, che ieri mattina era nella casa in via dell’Arcoveggio dove aveva vissuto, da sempre con la famiglia, Sandra: "Quello che è successo non è stato affatto un fulmine a ciel sereno perché c’erano stati segnali precedenti, tanto è vero che c’era stata una denuncia. Il problema è nelle falle normative. Se viene sporta una denuncia per atti persecutori e nel contempo non c’è una protezione, continueranno i femminicidi".

Sceglie la via del silenzio, per rispetto della famiglia, ma parla di "un momento di grande dolore per tutti noi", Alessandro Squarzi, l’imprenditore della moda per cui lavorava, nello showroom di Castel San Pietro, la vittima. Che l’altra sera aveva deciso di rientrare a casa per il suo anziano cagnolino, malgrado la sorella Stefania (video) le avesse proposto di rimanere a dormire da lei. Perché Sandra viveva nella paura da settimane ormai. Perché il suo ex, incapace di accettare la fine della loro relazione, incapace persino di elaborarla, tanto da continuare a parlarne al presente anche adesso che è in carcere, era diventato la sua ombra.

La perseguitava, la boicottava. Tentava di introdursi, in ogni modo, a casa di Sandra. Tanto che lei aveva chiesto aiuto anche ai vicini (video), dicendo di avvertirla quando lo vedevano, non non aprire loro il portone quando lui suonava. Provvedimenti ‘domestici’, a cui aveva accompagnato una denuncia sporta ai carabinieri il 29 luglio.

Proprio mercoledì, il giorno dopo la sua morte, avrebbe dovuto recarsi di nuovo in caserma per integrare quella denuncia. Non ne ha avuto il tempo. L’odio cieco del suo ex si è abbattuto su di lei come una furia. L’ha finita a martellate e le ha sbattuto la testa più volte contro la panchina sotto al porticato del palazzo. Intrisa di sangue, come i capelli biondissimi di Sandra, è stata portata via dalla polizia. La seconda arma del delitto.