REDAZIONE BOLOGNA

Alessandra Matteuzzi uccisa, la sorella e i vicini sotto choc: "Aveva paura"

In via dell’Arcoveggio lacrime e rabbia per la morte della cinquantaseienne. Stefania Matteuzzi: "La sentivo urlare mentre lui l’ammazzava"

Bologna, 25 agosto 2022 - "Ero al telefono con lei quando è stata ammazzata. La sentivo mentre urlava e chiedeva a Giovanni di smetterla, di fermarsi... Ma lui ha continuato fino a massacrarla a morte". Stefania Matteuzzi è la sorella minore di Alessandra. E’ mezzogiorno quando si presenta in via dell’Arcoveggio, sotto la loro casa da bambine. Sul luogo del delitto. "Sono arrabbiata – dice –, ho il cuore spezzato... e sono spaventata. Ho paura che ora voglia ammazzare anche me...". E’ affranta, non trattiene le lacrime e prova a ripercorrere tutte le tappe precedenti al tragico evento.

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Martedì pomeriggio, poche ore prima del delitto, Stefania riceve un messaggio da Alessandra intorno alle 17. Da giorni, ormai, Sandra viveva in un costante stato di preoccupazione e la sorella era diventata un rifugio dove trovare protezione e sostegno. "Mi ha mandato dei messaggi in cui traspariva il fatto che avesse paura – spiega –, così l’ho invitata a casa mia. Abbiamo cenato assieme poi ho insistito affinché si fermasse a dormire da me. Ma voleva tornare a casa perché doveva dar da mangiare al suo anziano cagnolino. Inoltre Giovanni sarebbe dovuto tornare in Sicilia quel giorno". Intorno alle 20 Alessandra sale in auto per far ritorno in via Dell’Arcoveggio. Stefania ha un brutto presentimento e decide di stare al telefono con lei per quasi tutta la durata del viaggio. "Arrivata sotto casa dal telefono ho sentito solo delle urla disperate. Ho realizzato cosa stesse accadendo e ho chiamato i carabinieri, ma ormai era troppo tardi".

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Stefania racconta della morte della sorella avvenuta proprio nel giorno in cui Alessandra avrebbe dovuto fare un’integrazione alla denuncia per stalking fatta il 29 luglio. "Lunedì Giovanni si è presentato sotto casa di Alessandra, si è fatto aprire il cancello del condominio da qualcuno. Poi ha staccato il contatore del suo appartamento per costringerla a scendere. E mia sorella, non appena si è resa conto dell’inganno, è scappata mentre lui la rincorreva per le scale. Ma c’erano già state altre volte in cui Giovanni si presentava sotto casa senza consenso. Una volta ha scavalcato la facciata fino ad arrivare al secondo piano. Tartassava di messaggi, chiamate e minacce verbali anche me e il mio compagno".

Anche sua cugina, l’avvocato Sonia Bartolini, continua a non darsi pace per la sconvolgente tragedia, lei che fa parte dell’associazione ‘Donne e Giustizia’: "L’avevo vista molto provata, dimagrita. Lui non aveva mai accettato l’interruzione della loro storia ma, in realtà, il rapporto era fin dall’inizio malato. Le sue amiche le avevano suggerito di non avere più contatti con questa persona, dopo che erano arrivati diversi segnali violenti: lui, infatti, le aveva messo lo zucchero nel serbatoio della macchina e sottratto le chiavi per non farla partire".

Anche i vicini di casa sapevano che quel ragazzo non era il benvenuto. "La povera Sandra mi aveva detto di non aprirgli il portone, di non farlo più entrare", racconta la signora Tina, che abita al terzo piano. "Mi aveva raccontato che lui le aveva staccato la luce, una settimana fa, per costringerla a scendere... Mi aveva detto anche che le aveva messo lo zucchero nel tubo di scappamento della macchina. La tormentava. E lei aveva paura, lo aveva denunciato". Sandra si era confidata con i condomini, anche per trovare in loro una sorta di protezione di vicinato. Che c’era, ma non è bastata. Quando martedì sera l’hanno sentita urlare, i vicini di casa hanno chiamato la polizia subito, ma non solo.

"Non capivamo all’inizio cosa stesse accadendo. Ma quando abbiamo sentito lei che cercava aiuto, mio figlio è sceso, scalzo come era, per fermare quell’uomo – racconta un vicino –. Io l’ho raggiunto, siamo riusciti a bloccare l’aggressore. Lui ha tentato di liberarsi, scalciava. Diceva ‘Devo finirla, non ce l’ho con voi’. Era fuori di sé. La povera Sandra era lì, inerme, massacrata". La panchina dove era sdraiata non c’è più. Portata via dalla Scientifica, tra i reperti del delitto. Ora resta il sangue, che lascia sgomenti.

Marco Santangelo e Nicoletta Tempera