di Beppe BoniBOLOGNAAccanto al volto poco popolare dell’agricoltura intensiva che sfrutta i campi per il biogas e tende a coltivare anche le rive dei fossi, c’è l’altra faccia della medaglia, pulita, sostenibile, rispettosa dell’ambiente, finalizzata alla gestione responsabile delle risorse naturali. E’ il New deal dei campi che cresce in consapevolezza e investimenti. E lo è anche quando, grazie prima all’Europa e poi alla Regione Emilia Romagna, si cerca di mantenere i boschi che provengono da ritiri ventennali (è errato sostenere che l’ente pubblico paga per non coltivare) e che garantiscono un equilibrio necessario tra terreni coltivati e terreni dedicati al valore dei rimboschimenti, soprattutto in pianura.
La sostenibilità delle produzioni agricole, finalizzata alla conservazione della biodiversità, alla migliore gestione delle risorse naturali, alla riduzione delle emissioni e alla conservazione e cattura del carbonio, è tra l’altro un obiettivo fondamentale della Pac attraverso il Fondo europeo agricolo di garanzia (Feaga) e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr). In questo contesto l’Emilia-Romagna ha previsto nel proprio Programma di sviluppo rurale (PSR) interventi a sostegno, oltre che dell’agricoltura biologica e integrata, di numerose pratiche a basso impatto ambientale come l’adozione di tecniche di distribuzione degli scarichi di allevamento, di semina su sodo, l’incremento della sostanza organica, la conversione dei seminativi a prati e pascoli, la gestione sostenibile dei prati permanenti e di infrastrutture ecologiche, e la riduzione dell’impiego dei fitofarmaci.
Nella programmazione fino al 2027 l’Emilia-Romagna ha destinato alla sostenibilità ambientale risorse per oltre 404 milioni di euro pari al 44,25% delle risorse totali, per interventi volti a tagliare con equilibrio l’impiego della chimica e favorire metodi di coltivazione biologica. La sostenibilità e il rispetto dell’ambiente sono due punti di forza alla base anche di alcuni dei 26 bandi per 290 milioni di euro messi in campo entro fine gennaio. Dunque l’obiettivo è migliorare la redditività delle imprese, ma nel rispetto dell’ambiente.
"Non considerateci degli inquinatori – ripetono gli agricoltori – perché il nostro ufficio è in campagna e quindi siamo i primi a volere e tutelare il benessere dell’ambiente". Agricoltura sostenibile e riduzione delle fonti di inquinamento sono i temi del bando (64 milioni) dell’Emilia Romagna che fornisce un sostegno a chi adotta e mantiene pratiche e metodi di produzione biologica. Oltre 17 milioni per il secondo bando che prevede un sostegno per ettaro di superficie agricola utilizzata a favore dei beneficiari che si impegnano ad adottare tecniche di produzione integrata. Su questa frequenza sono bene sintonizzati i giovani agricoltori (numero in aumento) capaci di una visione più moderna e digitalizzata delle imprese (ci sono bandi anche per loro) nel rispetto della natura. Qualche numero rende l’idea della filosofia che sostiene sempre di più l’operatività degli imprenditori verdi. Negli ultimi dieci anni in Emilia Romagna la superficie agricola certificata biologica è cresciuta del 125%. Con oltre 200mila ettari rappresenta un quinto delle intere aree coltivate. Si tratta di una percentuale virtuosa, superiore alla media italiana (pari a circa 17%) ed europea (circa 10%), posizionando l’Emilia-Romagna al quinto posto in Italia per superficie certificata. A fine 2022, la regione è anche stata classificata come la prima in Italia per numero di operatori che trasformano prodotti biologici: 1.277 “trasformatori” e 6.053 produttori, per un totale di 7.330 imprenditori bio.