MONICA RASCHI
Cronaca

Agricoltura, campi devastati "I danni? Decine di milioni di euro"

Le associazioni di categoria stanno effettuando le prime stime: "Intere aziende sono state distrutte"

Agricoltura, campi  devastati  "I danni? Decine di milioni di euro"

Agricoltura, campi devastati "I danni? Decine di milioni di euro"

di Monica Raschi

Alberi da frutto con le radici asfissiate dall’acqua, grano e orzo schiacciati dalla piena, castagneti smottati a causa delle frane, laboratori per la lavorazione dei prodotti inutilizzabili, magazzini pieni di sementi sommersi dal fango: la stima dei danni per l’agricoltura del Bolognese è ancora all’inizio ma si profilano cifre altissime: decine di milioni di euro. Potrebbero essere dai 150 ai 200 milioni solo per il settore agricolo, senza considerare i danni derivanti dalle strade di collegamento inutilizzabili a causa degli smottamenti.

"Siamo già andati nelle aziende allagate e i danni sono veramente ingenti: a fortissimo rischio per l’asfissia delle radici gli alberi di pere, mele, susine – afferma Marco Allaria Olivieri, direttori Coldiretti Emilia Romagna –. I laboratori per le lavorazioni sono andati sott’acqua, i danni ammontano a decine di milioni di euro. Adesso la cosa importante è portare le coltivazioni fuori dall’acqua, ma poi bisogna lavorare per la prevenzione: questo non è un fatto eccezionale e bisogna evitare che succedano sempre le stesse cose, stando uniti e ragionando sul futuro. Quello che vogliamo proporre – dichiara – è un decreto legge per gli aiuti che sia dedicato al settore agricolo e civile: solo per l’agricoltura potrebbero essere necessari dai 150 ai 200 milioni di euro, e questa è solo una prima stima". Il direttore fa anche una riflessione sul territorio: "Non è preparato a ricevere acqua in continuità. Poi c’è il problema che l’acqua nei torrenti non scorre. Bisogna costituire un tavolo per decidere come gestirli e pulirli. Occorre un nuovo codice di gestione delle acque con competenze, responsabilità e strumenti per gli interventi. Non possiamo può permetterci di perdere un tale valore economico, vista anche l’incidenza che ha sul Pil nazionale".

Sulla gestione del territorio si sofferma anche Marco Bergami, vicepresidente Cia Emilia Centro: "E’ necessario mettere mano a quello che chiamiamo il ’piano briglie’ per fare in modo che l’acqua non scenda dalle montagne così velocemente. E’ piano allestito 40 anni fa: bisogna fare manutenzione e crearne delle nuove. Poi occorre analizzare le fragilità degli argini dei fiumi, fare un’analisi delle cause ed effettuare i dovuti rafforzamenti. Per quanto riguarda le coltivazioni – prosegue – in molte zone ci saranno da rifare tutte le semine. Per i vigneti e i frutteti si potrà fare una valutazione del tutto corretta tra un po’ ma i danni potrebbero essere veramente molto ingenti".

Sta facendo la conta dei danni anche Confagricoltura, come spiega il presidente Guglielmo Garagnani: "E’ in atto l’inventario ma sappiamo già che grano e orzo sono schiacciati. Mais, girasole e sorgo possono riprendersi ma se la quantità di acqua che li ha sommersi è poca. Per i frutteti anche qui dipende per quanto tempo resteranno sommersi – spiega –. Le ciliege precoci, invece, sono spaccate e sono già perdute. Ma ci sono danni ingenti anche in montagna dove i castagneti piantati di recente sono smottati per le frane. Poi ci sono le case e i magazzini inutilizzabili: i danni sono decine di milioni di euro".

Sulle cause del disastro Garagnani sottolinea che "c’è un insieme di concause, unite a precipitazioni eccezionali: nella prima collina di Ozzano sono caduti 260 millimetri di acqua in meno di 24 ore, anche se non è stato dappertutto così. La scarsa manutenzione di torrenti, canali e alvei di scolo, con l’indebolimento degli argini è una delle cause. E poi non riesco a capire, e me lo chiedo da tempo, perché non si riesca a far partire il piano degli invasi per fermare più in alto l’acqua. Altra questione di cui si parla da anni, ma non si riesce a realizzare".