CHIARA GABRIELLI
Cronaca

Aggredito dopo gli scontri a Bologna: “Picchiato e rapinato dal branco, ero terrorizzato”

Il racconto di un ragazzo di 23 anni: “Un quarto d’ora che non finiva mai. Mi hanno preso a calci e insultato, tra loro c’erano anche dei ragazzini”

Bologna, 16 gennaio 2025 – “Mi hanno accerchiato, erano più di 20, mi insultavano e mi toccavano frugando nelle tasche per rapinarmi, uno di loro mi abbracciava. È stato un incubo, ho temuto il peggio. Sarà durato un quarto d’ora, non finiva mai”.

È il racconto di Davide Castellano, 23 anni, originario di Torino, da tempo a Bologna dove lavora come tecnico manutentore, finito nel mirino di una gang composta per la gran parte di minorenni – “uno di loro avrà avuto 12 anni, fumava” –, ma anche di ragazzi più adulti, nella serata di sabato, quando la città è stata messa sottosopra dai manifestanti in corteo per Ramy Elgalm.

Mentre in un’altra parte del centro – tra piazza San Francesco, via Farini, piazza Maggiore e zona universitaria – andavano in scena gli scontri con le forze dell’ordine, con tanto di lanci di sedie e tavolini e cassonetti incendiati, nella piccola via Vinazzetti, dietro via San Petroni e via San Vitale, la violenza assumeva forme diverse: “Stavo aspettando degli amici – ricorda Castellano, ancora scosso – quando, attorno alle 22.30, sono stato approcciato da un gruppo di 20-25 ragazzi, credo fossero nordafricani. Uno di loro si è messo davanti a me: ‘Vieni qui, dammi un abbraccio’, diceva in italiano ma con un forte accento straniero, provando intanto a sfilarmi il cappello. Poi mi hanno tolto anche le cuffiette bluetooth, mi hanno molestato, frugando nelle tasche, intanto mi insultavano: ‘Sei uno sbirro, sei un co...ne’. Erano ubriachi. A un certo punto, uno di loro mi ha dato un calcio, sul fianco sinistro, all’altezza del bacino. Hanno poi provato a colpirmi ancora, sempre a calci. In quel momento mi stavano addosso in dieci, all’incirca, non sapevo cosa fare, quella zona è isolata. Ero terrorizzato. Ho provato a tranquillizzarli – spiega –, ho anche detto che ero dalla loro parte, per la causa di Ramy, ma quella buona causa non c’entrava nulla con quello che stavano facendo a me. Ho chiesto loro di lasciarmi in pace, con gentilezza, spiegando che sono un lavoratore, non mi meritavo quello che mi stavano facendo, non mi meritavo di avere così paura e di essere derubato. Uno a un certo punto ha detto agli altri di lasciarmi stare, che stavo tremando”.

Parole che, almeno con qualcuno tra gli aggressori, sono andate a buon fine. “Una ragazza mi ha restituito 10 euro dopo che me ne avevano presi 20. Ma mi hanno portato via carta d’identità, tessera sanitaria, patente, i soldi e la sigaretta elettronica. Ho avuto paura che finisse peggio, in tasca avevo lo spray al peperoncino e continuavo a pensare che se lo avessero trovato avrebbero potuto usarlo contro di me”.

Non è tutto. “Li avevo già visti, poco prima, in via San Vitale, davanti a una attività di cibo indiano da asporto – continua Castellano –, erano gli stessi, stavano dando fastidio a un ragazzo, gli si erano fatti intorno, gli toccavano i capelli. E gli hanno fatto scoppiare un petardo addosso, tra i piedi. L’ho fatto entrare dentro, era scosso”. Martedì, Castellano ha denunciato tutto in Questura.

Non è tanto il danno in sé a spingere Davide a parlare oggi – alla fine si sono portati via solo documenti e poco più, specifica –, ma il principio: “È giusto manifestare per qualcuno che ha perso la vita, ma questo non può diventare uno strumento di violenza contro persone che non hanno fatto nulla di male. Sono venuto qui per lavorare, non è possibile avere paura di girare la sera. Ritengo importante raccontare quanto accaduto per sensibilizzare l’opinione pubblica su episodi di violenza e insicurezza nelle nostre città”.