Bologna, 2 settembre 2018 - Superati i test d’ingresso, controllati i ripescaggi e decifrate le procedure per l’immatricolazione non resta che trasferirsi a Bologna e iniziare le lezioni. Semplice, no? No. Perché la vera sfida per chi decide di studiare all’Alma Mater è trovare una stanza in affitto senza spendere cifre esorbitanti.
“Tanta domanda e meno offerta – specifica David Pierinelli di Asppi, Associazione sindacale piccoli proprietari immobiliare –, anche i prezzi sono più alti”. Infatti, i ragazzi spendono tra i 300 e i 400 euro per una stanza singola, mentre se sono disposti a condividere l’ambiente con qualcuno, possono “sperare di pagare solo 200/250 euro”. I prezzi variano poi sulla base della zona in cui si trova l’abitazione e se nel contratto sono comprese o meno le utenze. “Essendo aumentato il turismo, molti proprietari preferiscono gli affitti brevi, sfruttando piattaforme Airbnb – continua Pierinelli –. Guadagnano 60 euro al giorno e hanno sempre a disposizione l’immobile, senza il pensiero dello sfratto: così sono uscite dal mercato circa 3000-4000 abitazioni”.
Constatati i costi, i ragazzi iniziano poi a farsi strada tra i tanti candidati per un unico posto letto perché spesso da convincere sono proprio gli stessi inquilini della casa. “Sono pulita e chi mi prende con sé avrà anche il Bimbi”. Oppure “A chi mi accoglie, garantisco rifornimenti mensili di prodotti della mia terra”. Questi sono solo alcuni dei commenti nei gruppi online con cui i ragazzi cercano di essere accettati.
Attualmente gli studenti sfruttano diversi canali per trovare casa: sia tramite agenzia che sfruttando le piattaforme su Facebook di ‘cerco/affitto’ camere. L’associazione studentesca Sinistra Universitaria sta raccogliendo, grazie al questionario online #Affittamela di cui sono stati compilati circa 2.500 moduli, dati più precisi. “Secondo i primi risultati, ancora non definitivi e da elaborare ulteriormente – specifica Italo Pomes – ci risulta che circa il 44% dei rispondenti vive in stanze doppie e che tra tutti i fuorisede che hanno risposto al nostro sondaggio, il 15% debba pagare più di 400 euro. Nonostante questi siano numeri che ci fanno pensare – prosegue Italo – quello che ci preoccupa di più è il 10% di giovani che dichiarano di abitare in nero”.
Per abbattere questa percentuale, l’associazione propone di rivedere il canone di affitto concordato per gli studenti universitari e attende un incontro in Comune per capire quali strumenti possano essere messi in campo. Il presidente di Confabitare Alberto Zanni spiega: “ll problema vero è dovuto al fatto che molti proprietari non si rendono conto dei vantaggi che ci sono per chi stipula affitti a canone concordato, con contratti in regola che gli darebbero anche una tassazione agevolata. Pagano nettamente di più ad affittare in nero”. Per Elisabetta Brunelli di Ape poi, tra le cause dei prezzi alti che si trovano per l’affitto delle singole stanze, vi è proprio il fenomeno del subaffitto.