Bologna, 26 novembre 2018 - È stato presentato nella sede del Quartiere Navile il dossier realizzato dall’Ausl sul profilo di salute della popolazione residente in prossimità dell’aeroporto Marconi di Bologna.
Dopo anni di esposizione al boato di decolli e atterraggi e le tante segnalazioni inoltrare dai cittadini, ora il risultato è nero su bianco: secondo lo studio dell'Ausl, i bolognesi esposti al rumore aeroportuale hanno un profilo di salute peggiore di quelli non esposti. In particolare, il dossier mostra come i cittadini esposti facciano un ricorso maggiore a prestazioni otorinolaringoiatriche rispetto ai residenti del quartiere San Donato-San Vitale (zona comparato in quanto simile come estensione e popolazione).
Non solo, perché chi vive vicino all’aeroporto sembra utilizzare maggiormente farmaci collegati a disturbi di acidità gastrica, ipertensione, malattie respiratorie e ansia o depressione. “L’indagine non nasce per stabilire quali patologie emergono in soggetti esposti - spiega Paolo Pandolfi, direttore del dipartimento di sanità pubblica -, ma per confrontare lo stato di salute della popolazione, il ricorso a visite mediche o uso di farmaci e altri eventi collegati alla sfera sanitaria con i dati di una fetta di popolazione residente in una zona differente”.
È così che nello studio a essere confrontate sono state la popolazione residente (tra il 1 gennaio 2013 e 31 dicembre 2016) all’interno della linea isofonica di 50 decibel della mappa acustica prodotta dalla società aeroportuale (circa 28974) e all’interno dell’area definita dalla zonizzazione acustica (zone A, B e C, per un totale di 13422) con quella, come detto, del Quartiere San Donato- San Vitale, indicativamente comparabile. Nello specifico a essere realizzata non è stata una indagine epidemiologica ad hoc sulle patologie riscontrate tra i residenti, bensì il numero di eventi (come visite mediche, consumo farmaci, ricoveri, decessi e altro) in rapporto agli anni di esposizione di ogni persona residente (che, accumulati per tutti i soggetti studiati, arrivano a 360mila anni di esposizione).
Nel dossier emerge il maggior consumo di farmaci legati a disturbi gastrici nella popolazione esposta al rumore aeroportuale rispetto a quella non esposta, attestato intorno al 7%. Per quanto riguarda le visite dall’otorino, invece, interessante è capire come le prestazioni siano più frequenti mano a mano aumenti il rumore dei decibel: nella fascia 50-55 db, l’aumento è pari al 27%; in quella 55-60, invece, intorno al 30%; +35% in quella esposta a più di 60 decibel.
“Questa indagine vuole essere un punto di partenza per continuare con il nostro monitoraggio - conclude Pandolfi -. I risultati mostrano eventi non tragici, come ad esempio ricoveri e decessi, ma tanti piccoli fastidi quotidiani che peggiorano la qualità della vita di chi è esposto al rumore del Marconi”. Dopo più di un anno e mezzo di attesa, però, i residenti non sembrano soddisfatti. “Non si capisce perché il Comune continui a sfuggire dal realizzare un’indagine epidemiologica - commenta una residente -, come fatto in tanti altri aeroporti italiani. I cittadini volevano capire cosa rischiano se vicino in certe zone, una sorta di mappa dello stato di salute, invece si sentono dire solo che vivono peggio di chi non abita vicino all’aeroporto”.
«Abbiamo dato la nostra disponibilità per interventi volontari. Lavoriamo con il Comune». Tiene alta la guardia e il monitoraggio su tutto Enrico Postacchini, presidente dell’Aeroporto. Che per ragioni di competenza non commenta gli esiti dell’indagine epidemiologica dell’Ausl. Ma fa il punto su quello che l’Aeroporto sta facendo e intende fare per assicurare la tutela della salute dei residenti. «Manteniamo la disponibilità a esaminare progetti di riqualificazione di alcuni edifici, per alleviare alcune problematiche – aggiunge Postacchini –. Ma sempre su base volontaristica e d’accordo con l’amministrazione».