FEDERICA ORLANDI E NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Choc a Bologna, Aemilia non è finita. Gli affari di cosche e Grande Aracri

Arrestato un boss, gestiva locali importanti della città e grandi somme provenienti da vari reati. Fiumi di denaro riciclato dall’organizzazione che sembrava sgominata col maxiprocesso

Bologna, 11 ottobre 2024 – Omar Mohamed balza all’occhio, anzi all’orecchio, delle forze dell’ordine la prima volta mentre i carabinieri intercettano le conversazioni relative alla maxi inchiesta sulla ’ndrangheta Aemilia. Così, diventa loro noto il poliedrico imprenditore di 39 anni di origini calabresi, che almeno dal 2011 però gravitava a Bologna. Mohamed è finito al centro dell’operazione della Guardia di Finanza coordinata dalla Dda col pm Flavio Lazzarini che, mercoledì, ha scosso la città portando a due arresti – di Omar, appunto, e del suo principale “finanziatore” tramite denaro della criminalità organizzata, secondo l’accusa, il napoleatano Massimo Nicotera vicino al clan di camorra Veneruso-Rea – e a indagare 16 persone, accusate a vario titolo di riciclaggio, reimpiego di proventi illeciti, usura, estorsioni, malversazione di erogazioni pubbliche, trasferimento fraudolento di valori, reati in materia di droga, inosservanza della normativa antiriciclaggio, sfruttamento della prostituzione e tentato sequestro di persona. Capi talvolta aggravati dal ‘metodo mafioso’.

Omar Mohamed, imprenditore calabrese fermato a Bologna: aveva messo le mani sulla città, secondo l’accusa riciclando anche denaro di Nicolino Grande Aracri. Nel riquadro, un’immagine del boss fotografato in centro sotto le Due Torri nel 2015
Omar Mohamed, imprenditore calabrese fermato a Bologna: aveva messo le mani sulla città, secondo l’accusa riciclando anche denaro di Nicolino Grande Aracri. Nel riquadro, un’immagine del boss fotografato in centro sotto le Due Torri nel 2015

L’imprenditore residente a Bologna, stando alle indagini, quando mosse i primi passi nell’illegalità si occupava di riscossione crediti. E a proteggerlo, guidarlo e soprattutto a finanziarne le prime attività, c’era suo cugino da parte di madre, Aldo Poerio. Soggetto ben noto agli inquirenti in quanto affiliato alla ’ndrina degli Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto, che pure non disdegnava, almeno stando a quanto emerso dai controlli da parte delle forze dell’ordine, di intrattenere rapporti con il clan dei cutresi guidato da Nicolino Grande Aracri. Proprio Poerio, quando nel 2011 il cugino entrò in conflitto con un imprenditore modenese per la mancata riscossione di alcuni crediti e questi se ne andò a lamentare con il clan Grande Aracri, intervenne a favore di Omar.

Poerio è il primo “sponsor” del cugino: tramite la sua impresa edile, infatti, finanzia i primi passi di quella di Mohamed, la Spazio 85 srl, facendogli vari bonifici a titolo di ’prestito infruttifero’ per un totale di quasi centomila euro, tra il 2014 e il 2021. Metà di questi soldi finisce nell’avvio dell’impresa di Omar, l’altra viene spesa dal trentanovenne per orologi preziosi e beni di lusso. L’analisi reddituale di Poerio, però, dice il pm Flavio Lazzarini, rende impossibile giustificare le ingenti somme da lui trasferite al cugino, considerato che l’uomo aveva intestata soltanto una piccola ditta individuale nel Mantovano, e quattro figli da mantenere. Dunque, è l’ipotesi accusatoria, tutto quel denaro non poteva che giungergli dagli affari con i clan cui era vicino, Arena e Grande Aracri in primis. Clan, quest’ultimo dei cutresi, che evidentemente neppure il maxi processo Aemilia e tutte le condanne e le confische che ne sono seguite ha potuto completamente sradicare dal territorio emiliano-romagnolo. I cui legami con Bologna parevano avere già radici, se si pensa alle riunioni operative in città nel 2015, quando Nicolino stesso fu immortalato in pieno centro, davanti a San Petronio.

Un altro legame con la criminalità organizzata, sempre secondo gli inquirenti, Omar lo intratteneva appunto con Nicotera, pluripregiudicato e già condannato per associazione a delinquere per stampo mafioso. Questi nel 2023 fu arrestato con il capoclan Francesco Rea del clan di camorra Veneruso-Rea di Napoli per estorsione aggravata. Nicotera, la cui nascita del legame con Mohamed non è per ora chiarissima, secondo l’inchiesta ne è il principale “finanziatore”, per tutte le operazioni che l’imprenditore ha necessità di eseguire: solo nel 2023, nel giro di pochi mesi, gli presta oltre 300.000 euro, di cui 103.000 in contanti e il resto tramite bonifici ’mascherati’ da caparra per la compravendita (fittizia) di un immobile di Omar a Massimo, per sfuggire a eventuali controlli dell’antiriciclaggio. E la restituzione di tali prestiti poteva avvenire sia In contanti, sia tramite “regali”: in due occasioni, Omar acquista intestandoli alla sua Spazio 85 una Porsche Macan e uno scooter Honda, pagandone le prime rate del leasing, per poi consegnarli al suo creditore, così da ’scalare’ le cifre anticipate sul debito e, allo stesso tempo, ripulire il denaro prestato.