FRANCESCO MORONI
Cronaca

Addio Fico, l’affondo di Veronesi: "Vogliamo che Farinetti ci spieghi"

Il presidente della Mercanzia: "Siamo sbigottiti, serve condivisione". I sindacati: "Lavoratori non tutelati"

Addio Fico, l’affondo di Veronesi: "Vogliamo che Farinetti ci spieghi"

Addio Fico, l’affondo di Veronesi: "Vogliamo che Farinetti ci spieghi"

Bologna, 23 settembre 2023 – "Tutta la città è infastidita e, come rappresentante del mondo economico, è impossibile tacere: intervengo raramente, ma questa volta il silenzio sarebbe un errore". Valerio Veronesi, numero uno della Camera di Commercio, parla di un problema di "forma e sostanza". Non è piaciuto l’annuncio in pompa magna del restyling di Fico, che a fine anno chiuderà i battenti per riaprire dopo la primavera con il nome di ‘Gran Tour Italia’ e un nuovo format. E qui si parla di "sostanza". Ma non è piaciuta nemmeno la "forma", estemporanea e vox populi, mentre Veronesi avrebbe preferito la strada della "condivisione".

La notizia della chiusura del mega-parco ha mandato in fibrillazione soci e imprenditori, politici, sindacati, comuni cittadini (i clienti chiedono se i biglietti già acquistati, con validità al 2025, resteranno validi dopo lo stop, ma dalle risposte sui social non sembra sarà così) e persino lo stesso personale di Fico, che ieri – con una nota piuttosto striminzita – ha ripreso e poi sfumato le stesse parole usate dal patron di Eataly, parlando sì di "incredibile metamorfosi" e di "idea conclamata", ma anche di "tempi e modi tutti da definire" e di una chiusura temporanea definita solo "eventuale", mentre è stato Farinetti stesso ad annunciarla. Quello che non è chiaro, e che chiedono i sindacalisti "preoccupati", è il futuro dei lavoratori che vivono "un’assoluta mancanza di rispetto e di considerazione", secondo Filcams-Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs.

Veronesi, cosa pensa di tutto questo polverone?

"Che il nostro territorio si distingue per la ‘condivisione’ e penso che l’imprenditore in questione non lo sappia".

Anche voi eravate all’oscuro del cambio di nome e format?

"Nessuno ci ha avvisati. E non si è nemmeno cercato un incontro preventivo per condividere. Poi c’è una cosa che non va dimenticata".

Quale?

"Che questo è nato come un progetto della città, tra associazioni, imprese, privati, tutti in prima fila per rispondere a quella che doveva essere, dopo Fiera, Caab, Marconi e interporto, un’opportunità di sviluppo".

Non è stato un discorso meramente economico, dunque.

"No, abbiamo investito sulla fiducia. Sì, c’era un piano. Un piano che, se esaminato in termini economici, da sempre ha mostrato difficoltà. Forma e sostanza, come dicevo, ed è dalla forma che si genera la fiducia. Se vuoi portare un messaggio, prima devi spendere la faccia: Farinetti l’ha fatto, ma si è dimenticato un pezzo".

Cosa la preoccupa, ora?

"Parlo da imprenditore: le 40 aziende che lavorano a Fico che fine faranno? Ci saranno ristori per i mesi di stop? E i dipendenti, saranno tutelati? Quando si parla di persone che perdono il lavoro, è sempre una sconfitta. E noi, quando avremmo un progetto esecutivo? Ad oggi, siamo solo sbigottiti".

Fratelli d’Italia ha convocato Farinetti in Regione, la Lega lo invita in Città metropolitana. Voi quando vi aspettate una chiamata?

"Noi vogliamo una chiamata. Parliamo di un imprenditore di razza che, tra l’altro, ha ammesso uno scivolone: ci aspettiamo una telefonata quanto prima. Altrimenti la comunità economica non continuerà a non sentirsi coinvolta in qualcosa per il quale ha investito anche del capitale sociale. Ecco, a Bologna siamo abituati diversamente...".