LUCA ORSI
Cronaca

Addio ad Arata Isozaki: sua la stazione mai nata a Bologna

Il giapponese, premio Nobel degli architetti, è scomparso all’età di 91 anni. Progettò l’infrastruttura che avrebbe dovuto connettere centro e Bolognina

Come doveva essere la nuova stazione a Bologna

Bologna, 30 dicembre 2022 – Il mondo dell’architettura piange Arata Isozaki, archistar giapponese morto ieri a 91 anni. Premio Pritzker (il Nobel per gli architetti), aveva firmato oltre cento edifici in tutto il mondo. Isozaki è legato anche alla nostra città. Uno dei suoi progetti – non realizzato – riguarda il completamento della stazione centrale.

Nell’ormai lontano 2008, l’architetto giapponese – a capo di un gruppo di progetto che comprende anche Ove Arup & Partners international e lo studio italiano M+P & partners – vince un concorso internazionale di progettazione promosso da Rfi con una proposta che prevede un intervento esteso al tessuto urbano circostante. A partire dalla ‘ricucitura’ della Bolognina con il centro storico, oggi separati dai binari; e dal raccordo della stazione interrata per l’Alta velocità con quella a terra per i treni metropolitani e regionali.

Come spesso accade nel nostro Paese, i grandi progetti vengono via via modificati, stralciati, ridotti. Alla fine il futuristico progetto di Isozaki, scelto da una giuria presideuta da Gae Aulenti, resta sulla carta.

Il costo del progetto era stimato in 340 milioni di euro. Di questi 150 sarebbero serviti per la costruzione della stazione in senso stretto. In tutto, la superficie complessiva da edificare era di 162mila metri quadrati, tra i quali 42mila per la nuova stazione.

Il progetto-Isozaki – che in campagna elettorale il sindaco Matteo Lepore ha rilanciato, ipotizzandone il finanziamento con il Recovery Fund, per poi chiedere in cambio a Ferrovie gli scali ferroviari dismessi – prevede tre elementi che avrebbero dovuto ospitare le funzioni di stazione: una ‘piastra’, un ‘tubo’ e un’’isola’.

La ‘piastra’ è la stazione ponte, un volume centrale di passaggio, simile a una nuvola a bassa quota, che scavalca i binari attraversandoli. Una serie di corti interne, vetrate e bucate hanno la funzione di portare e diffondere la luce all’interno della scatola e sotto, verso i binari.

La scatola è un grande spazio commerciale su due livelli, con il secondo ad altezze diverse che offrono spazi variati e terrazze. All’interno, una sala polifunzionale multiuso. Il bianco è il colore dominante con intonaco all’esterno, il tetto coperto da ghiaia e resine bianche per gli interni.

Il ‘tubo’ funziona da collegamento tra la ‘piastra’ e l’’isola’. Si sviluppa su due livelli come un ponte intermodale, il cui movimento è garantito da tapis roulant che attraversano gli spazi commerciali.

Infine l’’isola’, edificio che si affaccia sulla nuova sede comunale e si integra con il passaggio del People mover. Ospita la centrale termica. È il cuore discreto e funzionale che alimenta l’intero progetto.