CLAUDIO CUMANI
Cronaca

Addio a Marina Pitta, una vita per il teatro

Bologna piange l’artista punto di riferimento per la cultura cittadina e non solo: dagli inizi nei Settanta all’impegno degli ultimi anni

Addio a Marina Pitta, una vita per il teatro

Bologna piange l’artista punto di riferimento per la cultura cittadina e non solo: dagli inizi nei Settanta all’impegno degli ultimi anni

Aveva un sogno Marina Pitta, che l’altra notte a 75 anni se ne è andata dopo una fulminante malattia. Un sogno d’attrice. Voleva riallestire ovviamente con nuovi interpreti, a 50 anni dal debutto, quella Eroica fantastica operetta di via del Pratello, che aveva segnato per il teatro bolognese negli anni ‘70 un’autentica svolta. E che per lei, allora reduce dall’inatteso successo di uno spettacolo come Contaminazione per Rosa Luxemburg capace di attraversare molte città italiane, rappresentava l’affermazione di un nuovo modo di intendere il mestiere della scena. Marina Pitta è stata un’attrice di razza e per mezzo secolo ha rappresentato un punto di riferimento per il teatro non solo bolognese, affiancando a lungo il compagno di una vita Gianfranco Rimondi (con cui aveva fondato negli anni ‘70 il gruppo Teatro Evento) in un cammino artistico spesso irto di difficoltà. Nata a Milano, si era diplomata all’Accademia Antoniana dove era riuscita ad entrare minorenne mentendo sull’età.

Con Teatro Evento era stata protagonista di quella straordinaria stagione della scena cittadina post-settantottina, in cui erano fiorite esperienze fondanti come il Teatro Nuova Edizione di Luigi Gozzi e Gruppo Libero di Arnaldo Picchi. Abbandonata quella compagnia, aveva dato vita ancora con Rimondi alla coraggiosa esperienza del Teatro dei Dispersi approdata, dopo una permanenza agli Alemanni di via Mazzini, al teatro parrocchiale delle Due Madonne.

Da lì sarebbe nata la scuola Accademia ‘96. L’ultima volta in cui era apparsa in scena era stata un anno fa all’Oratorio San Filippo Neri dove con Carla Lama aveva interpretato un testo mai rappresentato di Rimondi intitolato Mamma sono tanto felice: era un modo per ricordare il marito scomparso due anni prima, ma anche per riaffermare il proprio carisma d’attrice.

Ha recitato tanto, Marina. E’ stata una straordinaria nutrice dello scespiriano Romeo e Giulietta, diretto da Marco Bernardi e aveva affiancato Gianni Galavotti in Minetti di Bernhard. Ha lavorato con il vecchio Ater (Scene di caccia in Bassa Baviera per la regia di Pagliaro) e nella rinata Soffitta di via D’Azeglio (Le stramberie di Gustavo Modena ideato da Claudio Meldolesi). Lungo il sodalizio con Nuova Scena, a partire da Pièce noir di Moscato per la regia di Cherif fino a Il cappotto di Vittorio Franceschi, diretto da Alessandro D’Alatri. Teneva molto ai laboratori che conduceva ancora per Arte e salute all’Arena del Sole. E, con quegli attori-pazienti psichiatrici, era stata interprete nel 2011 accanto a Vito di uno spettacolo diretto da Nanni Garella tratto da Il medico dei pazzi di Scarpetta. Il sindaco Lepore, in un messaggio di cordoglio, la ricorda come "una grande artista e una protagonista del teatro politico e sociale". Camera ardente al Sant’Orsola martedì, dalle 13 alle 15, ed esequie alle 15,30 alla chiesa della Certosa.