NICOLETTA BARBERINI MENGOLI
Cronaca

Addio a Eugenio Riccomini. Bologna piange l’intellettuale: "Ci ha insegnato la bellezza"

Ex vicesindaco e assessore alla Cultura, si è spento il giorno di Natale: aveva 87 anni. La sua dedizione alla città gli valse nel 2011 il conferimento dell’Archiginnasio d’oro .

Addio a Eugenio Riccomini. Bologna piange l’intellettuale: "Ci ha insegnato la bellezza"

Eugenio Riccomini, tra i più illustri e stimati storici dell’arte dei nostri tempi, si è spento il giorno di Natale all’età di 87 anni; aveva lavorato e scritto sino all’ultimo. È scomparso in un giorno magico per la Cristianità, lui, che alla magia culturale aveva dedicato tutta la vita. Perché Eugenio Riccomini è stato un incantatore intellettuale, che ha raccolto alle sue conferenze folle di persone che ascoltavano la sua affabulazione sulla storia dell’arte come se fosse un racconto familiare. "Era un gigante – sottolinea il sindaco Matteo Lepore – che amava Bologna, la quale perde una figura straordinaria che ha trascorso la vita tra l’impegno nel nostro Comune e la passione per l’arte". Infatti Riccomini fu assessore alla Cultura e vicesindaco nelle giunte Imbeni negli anni ‘80 e consigliere comunale dal 1970 al ‘95 e da questo anno sino al 2001 è stato anche direttore dei Musei civici d’arte antica di Bologna. La dedizione alla città gli valse nel 2011 il conferimento dell’Archiginnasio d’oro.

"Mio padre – ricorda il figlio Marco – ha insegnato a ’guardarsi attorno con il naso all’insù’ (titolo di un suo libro), ossia a soffermarsi sui particolari e ad ammirare il bello, perché è quello che ha inseguito tutta la vita. La sua è stata una ’caccia alle farfalle’ (ancora titolo di un suo testo) e le farfalle sono le cose belle che abbiamo sotto agli occhi, che spesso non vediamo e di cui non ci accorgiamo".

Allievo di Carlo Volpe e amico di Francesco Arcangeli, fu Soprintendente a Venezia, Bologna, Ferrara e Parma. Ha entusiasmato con le sue lezioni accademiche gli studenti delle Università, in Sicilia e poi in Lombardia. Ha scritto tanti libri: i suoi studi si sono concentrati sulla pittura a Ferrara nel ‘600 e ‘700 e sulla scultura emiliana dello stesso periodo, testi che, assieme a quelli sul Correggio, sono stati fondamentali per gli storici dell’arte. Ha inoltre organizzato mostre tra cui una su Donato Creti a New York, su Annibale Carracci e sull’arte del ‘700 emiliano. "Gentile e sensibile – rimarca il critico d’arte Vittorio Sgarbi – sentiva l’arte come godimento non come fruizione, per lui era una festa da narrare; con Riccomini se ne va un pezzo di storia dell’arte".

Al dolore per questa perdita si aggiungono le parole dello storico dell’arte Daniele Benati: "Di Eugenio mi colpiva la grande curiosità intellettuale. La sua capacità di rivolgersi ai pubblici più diversi nasceva da rigorose competenze che gli avevano consentito di approfondire campi di studio fino ad allora negletti. Uomo di partito, ma non di parte, ha servito le istituzioni cittadine con lo stesso impegno con cui ha sempre lavorato nel mondo della cultura".

"A 17 anni – rileva Milena Naldi – andai a sentire una conferenza di Eugenio sul Romanico e mi cambiò la vita: scelsi subito cosa volevo fare da grande. Ho collaborato con lui per 40 anni; gli devo la mia formazione di storica dell’arte e quello che abbiamo fatto per la città". "È stato lo studioso – osserva Eleonora Frattarolo – più intellettualmente generoso che io abbia mai conosciuto. Metteva a disposizione degli altri il suo sapere".