REDAZIONE BOLOGNA

Addio a Bargellini, imprenditore e mecenate

Fondatore della Ova e grande collezionista d’arte, nel 2000 inaugurò il Museo Magi ’900 restaurando un vecchio deposito di grano

Addio a Bargellini, imprenditore e mecenate

"Giulio Bargellini ci ha lasciati, la sua presenza ci accompagnerà sempre nei tanti luoghi e creazioni che in questi anni ha realizzato" Con queste parole il Museo Magi ’900 di Pieve di Cento ha annunciato ieri la scomparsa del suo fondatore, mecenate, amante dell’arte, notissimo imprenditore. Aveva 91 anni ed era nato a Pieve di Cento. Grande visionario, entusiasta, pioniere e molto altro: lo ricorda così, la direttrice del Museo, la storica dell’arte Valeria Tassinari. "Sono alcuni dei termini per descriverlo al meglio. Il Magi fino alla fine è stato la sua grande passione". Prima ancora che mecenate, Giulio Bargellini era stato un importante imprenditore fondando l’Ova (illuminazione di emergenza) grazie a una capacità creativa e organizzativa non comune. Seppe anche cogliere il momento migliore per vendere l’azienda, nel 2006, al gruppo francese Schneider electric che acquisì oltre 200 dipendenti, 40 milioni di fatturato e un know how di assoluto livello. In parallelo lievitava la sua passione per l’arte, in particolare quella contemporanea. Di qui la nascita del Magi su un vecchio silo e l’acquisto di opere dei migliori artisti contemporanei. In un’intervista al Carlino disse con orgoglio che "Un altro museo di queste dimensioni, e privato nel vero senso della parola, in Italia non esiste". E descrisse il suo museo: "Ha una superficie di poco meno di un ettaro. Consta di quasi quattromila opere: quadri, sculture, grafica. Sono presenti tutti i maggiori maestri del ‘900: De Chirico e Modigliani, Boldini e Fontana, Zavattini e Pomodoro, Ligabue e Depero, Martini e Sironi e potrei continuare a lungo".

Tutto questo è nato dalla sua grande passione tradottasi in collezione e solo in un secondo tempo in Museo. "Esattamente – osservò – sono un autodidatta. Con orgoglio ricordo sempre che ho studiato alle professionali Taddia di Cento che ha formato tanti imprenditori. Poi è appunto nata la passione per il bello, per l’arte e ho cominciato ad acquistare mentre l’Ova si sviluppava alla grande. Nel 2000 ho inaugurato il Museo. Al mio fianco c’era Gorbaciov". "Per molte cose – conclude Valeria Tassinari – è stato un’apripista. Lascerà un vuoto notevole, sia per i rapporti umani che per la presenza sul suo territorio alla cui comunità ha riservato grande generosità, al di là del museo e del rapporto con gli artisti. E ancora: solidarietà in particolare ai disabili, farmaci all’Africa e sostegno allo sport. Ha vissuto intensamente i suoi sogni e le sue idee. Il museo rimane nelle mani delle sue tre figlie, Laura in particolare, già molto inserita nella struttura; saranno loro a dare continuità al lascito del padre".

Alberto Lazzarini