Bologna, 1 luglio 2023 – “Ho cercato di dirgli più volte di andare via, perché avevo paura si svegliassero i bambini e lo vedessero in quello stato, ma lui non ha voluto saperne. L’ho minacciato più volte di chiamare i carabinieri, di chiamare mio padre, ma niente. Non ricordo come siamo finiti in bagno. Lui fece uso di cocaina davanti a me, direttamente da un sacchetto. Poi ricordo solo delle forbici che sono volate. E mi sono svegliata all’ospedale". Davanti al giudice per le indagini preliminari Sandro Pecorella, al pm Antonello Gustapane (che coordina l’inchiesta con il collega Nicola Scalabrini), al suo avvocato Donata Malmusi e al suo ex compagno, che la mattina della Vigilia di Natale dell’anno scorso l’ha quasi ammazzata davanti ai loro tre bambini piccoli, in via Rialto, Giorgia il 12 giugno ha ripercorso quei tragici minuti, in incidente probatorio. Protetta da un paravento, non poteva vedere lui – assistito dall’avvocato Matteo Sanzani –, il marocchino di 32 anni che l’ha colpita al collo con un paio di forbici. Solo l’intervento tempestivo dei soccorsi, chiamati da un passante allertato dalle grida disperate del più grande dei figlioletti (otto anni) e un delicatissimo intervento chirurgico, avevano scongiurato un epilogo ben più tragico.
“In passato l’avevo denunciato, però non ricordo (se l’avesse picchiata, ndr ). Più che aggressione fisica, magari, era verbale", ricostruisce la giovane mamma, 26 anni appena, con un filo di voce. Quelle accuse le aveva poi tutte ritirate, al punto da essere persino incriminata per falsa testimonianza dopo che in dibattimento aveva scagionato il fidanzato, con cui nel frattempo era tornata insieme. "Ho sbagliato", riflette ora.
"La droga ha rovinato molto la nostra relazione – risponde alla domanda dell’avvocato della difesa –. C’è stato un periodo, poco prima di dicembre, in cui lui ha fatto tanto uso. Ma come quel giorno, non l’avevo mai visto. Muoveva la mandibola, aveva due occhi enormi (per effetto degli stupefacenti, ndr )".
Gli strascichi di quei fendenti Giorgia li affronta tutti i giorni. Le cicatrici sono celate da un fazzoletto sotto al mento, ma "ho una paralisi al viso che sto curando con il fisioterapista – racconta al giudice –. Ho la parte sinistra del corpo molto più debole della destra, ho sempre capogiri e a volte non vedo bene. Con la fisioterapia, però, sto recuperando".
Ora con i bimbi vive in periferia, non più nell’appartamento in cui ha rischiato la vita e dove a volte ospitava il suo aguzzino, ché "abitava lontano", in provincia. Anche quella tragica mattina gli aveva aperto la porta. Per l’ultima volta: non l’ha più visto, da allora. L’uomo dal canto suo affronterà presto il processo: il gip ha disposto il giudizio immediato per tentato omicidio.