Bologna
I soldi. Sono quelli che attualmente mancano, dicono da Bologna, per realizzare ciò che il Viminale ieri ha tratteggiato in Prefettura sotto le Due Torri: rafforzare (se non rilanciare, visti i tagli che ci sono stati) l’accoglienza diffusa nel collaudato ed esportabile modello emiliano-romagnolo. I sindaci dei Comuni capoluogo e il governatore Stefano Bonaccini hanno detto al ministro Matteo Piantedosi: servono più risorse. Altrimenti è solo un libro dei desideri. È questo il nodo pratico, che sta accanto a quello politico. Al termine del summit, Bonaccini è stato chiaro: "Accolgo positivamente l’impegno del ministro a stanziare nei prossimi giorni nuovi fondi per l’accoglienza diffusa – ha detto il governatore, che a Palazzo Caprara ha presentato un documento assieme ai sindaci –, posto che i grandi centri non sono la risposta giusta né per l’accoglienza, né per la sicurezza delle comunità".
L’Emilia-Romagna in particolare ha chiesto più attenzione al tema dei minori non accompagnati. Piantedosi si farà carico della richiesta e dal canto suo ha aperto una strada, la correzione di un tiro storico, visto che certe istanze degli enti locali erano sul tavolo da mesi. "L’incontro è stato proficuo e costruttivo, anche se non privo di punti dialettici importanti – ha sottolineato il ministro, che a Bologna è stato pure prefetto –. Ci siamo ripromessi che su alcuni punti importanti, oggetto di chiarimento sui metodi, venga istituito un tavolo di confronto permanente in prefettura a Bologna valido per tutta la Regione con la partecipazione del commissario per l’immigrazione Valenti. Vogliamo creare un metodo emiliano-romagnolo condiviso con i Comuni e la Regione".
La questione sarà demandata anche alla conferenza Stato-Regione, mentre il primo tavolo regionale si celebrerà il 27 settembre. Bonaccini si è detto soddisfatto per questa doppia apertura strategica. Di fatto, proposte avanzate da mesi da parte di viale Aldo Moro sono state accolte. Mentre ha sferzato le altre Regioni sul tema della redistribuzione dei migranti. "Noi siamo pronti a fare la nostra parte, ma ho l’impressione che la stiamo facendo più di qualcun altro – ha ribadito il presidente del Pd –. Io non ho dubbi che non ci sia un motivo politico per cui l’Emilia-Romagna ne ha di più di ogni altro nonostante l’alluvione. Vuol dire però che qualche altra Regione non sta facendo lo sforzo che fa l’Emilia-Romagna". Quindi il governo secondo Bonaccini, "ha il dovere di riequilibrare la distribuzione nei territori, altrimenti qualcuno potrebbe pensare anche quello che io voglio escludere. Vale anche nelle Province per i Comuni. Perché c’è qualche Comune che non sta accogliendo. Non vorrei che si facesse la maggioranza e l’opposizione a seconda del territorio", ha chiosato con un cenno decisamente politico.
L’ulteriore tema del quale non si è parlato al summit è quello dei Cpr, slegato fattivamente da quello della gestione dei flussi, ma pur sempre indicativo delle strategie dell’esecutivo sull’immigrazione. "Non ne abbiamo praticamente parlato", ha detto Bonaccini, mentre Piantedosi ha ribadito "che sì, almeno un centro per i rimpatri in ogni Regione è previsto. E in Emilia-Romagna attualmente non c’è". Durante il confronto di ieri in Prefettura, raccontano i bene informati, un passaggio significativo il ministro l’avrebbe fatto: "Se ci fossero stati i Cpr, si sarebbero potuti evitare per esempio i fatti di Rovereto e Foggia". Tradotto, si va avanti.