REDAZIONE BOLOGNA

’Abitare il silenzio’: gli scatti di Franco Zecchin tra clausura e carcere

Sarà presentata oggi la mostra allestita a San Giovanni in Monte, al Dipartimento di Storia .

Una delle foto di Franco Zecchin

Una delle foto di Franco Zecchin

Arriva all’Alma Mater Franco Zecchin, fotografo di fama internazionale, con ’Abitare il silenzio’, mostra fotografica sulla spazialità e la quotidianità monastica. L’esposizione, che ridisegna il chiostro di San Giovanni in Monte del Dipartimento di Storia, inaugura un rapporto di dialogo fra università, cittadinanza e istituzioni, anche religiose, e sarà visitabile fino al 10 novembre. Con ospite Franco Zecchin, famoso per i suoi scatti sulla mafia esposti al Moma di New York, la presentazione sarà oggi alle 12. "Gli eventi come questo – dice Roberto Balzani, direttore del Dipartimento – danno la possibilità di ibridazione di linguaggi e forme espressive diverse, oltre che di una collaborazione interdisciplinare; ho quindi pensato che fosse il momento giusto per aprire il dipartimento ad un pubblico più vasto, aiutando un’insegnante brillante come Sbardella". La mostra, infatti, in collaborazione con la storica delle religioni e antropologa Francesca Sbardella, è allestita in occasione del convegno ’Le forme della reclusione: monasteri e carceri’. "Le due modalità – spiega Sbardella – sono da considerarsi indissociabili, perché la clausura volontaria fonda e presuppone l’involontaria, la quale, a sua volta, richiede la prima. Il recluso volontario, a differenza di quello involontario, è prevalentemente carceriere di sé stesso: sceglie di chiudersi al mondo; il recluso involontario, invece, ha bisogno di piegarsi alla reclusione facendola diventare se non una scelta, almeno una necessità, spesso legata alla colpa, al pentimento o a una motivazione di ordine religioso. Dentro la chiusura e la monopolizzazione del patrimonio (materiale e simbolico) scopriamo affascinanti percorsi di costruzione di senso".

Nonostante le porte sempre chiuse, le monache si sono fatte fotografare. "Non vogliono essere identificate -dice Franco Zecchin- infatti nelle fotografie non c’è indizio sul luogo preciso del monastero; grazie anche al rapporto di fiducia creato sono state collaborative, così adesso posso esporre il risultato del mio lavoro a San Giovanni in Monte". La sede, antico convento poi carcere, viene rifunzionalizzata solo alla fine del 1900. "La scelta del luogo della mostra non è casuale -dice una delle curatrici, Laura Pasquini- è il luogo più adatto ad accogliere le monache delle fotografie di Franco Zecchin, che saranno appese alle colonne del chiostro e cammineranno con i visitatori; con l’allestimento, infatti, vogliamo raccontare la storia del luogo, far percepire una situazione non più visibile e riprodurre l’antico silenzio".

Caterina Penazzi