Bologna, 5 gennaio 2013 - LO CERCAVANO da due giorni, perché era scappato dalla Medicina Interna Borghi del policlinico Sant’Orsola-Malpighi; ma lui, Gino Bragaglia, un pensionato di 86 anni, era morto. Giaceva sulle scale proprio sotto l’uscita d’emergenza del reparto. Una tragedia che ha dell’incredibile e su cui solo l’autopsia, con gli esami istologici, potrà fare pienamente luce. Sul fatto indaga la procura per omicidio colposo dopo la denuncia dei familiari di Bragaglia.

L’ospedale, che ieri ha porto scuse formali al figlio parlando di «fatto inaccettabile» (si è tenuto un incontro con il direttore generale Sergio Venturi e l’assessore regionale Carlo Lusenti) ha avviato un’inchiesta interna; nel pomeriggio si è mosso anche il Ministero. Ma c’è un altro fronte: già quest’estate si era verificato un episodio analogo. Un paziente era uscito di nascosto dalla Geriatria (il reparto sottostante a quello dov’era ricoverato Bragaglia): per fumare si era messo sulla scala — la stessa della tragedia — ed era caduto. L’avevano ritrovato dopo alcune ore di ‘blackout’. Dopo qualche settimana è morto. Non era dunque la prima volta che un paziente usciva eludendo la sorveglianza e, proprio per questo, le porte del padiglione erano state dotate di apposito allarme.
 

BRAGAGLIA è scomparso dal reparto, in cui era ricoverato per un malore, all’alba del 29 dicembre. Alle 5.30 era nel suo letto, alle 5.50 la scomparsa. Scattano le ricerche e a trovarlo, due giorni dopo senza vita, è il figlio Danilo. L’anziano, scalzo e in pigiama, è morto sui gradini della scala antincendio esterna del padiglione Albertoni, tra il primo e il secondo piano. La Medicina Interna è al terzo. Ha una ferita al capo provocata probabilmente da una caduta, ma non è stato il trauma cranico ad ucciderlo. Sul corpo del pensionato il medico legale Sveva Borin ha eseguito l’autopsia, disposta dal pm Domenico Ambrosino.

Nell’immediatezza l’esame ha accertato che l’uomo non è morto per le conseguenze del trauma cranico, ma ora spetterà agli esami istologici determinare cosa ne abbia causato il decesso. Bisognerà capire quanto abbia inciso sul cuore dell’uomo, cardiopatico, l’esposizione al freddo e soprattutto quanto sia durata. Di sicuro, vista la temperatura del cadavere, quando è stato trovato l’anziano era morto da diverse ore. Non è ancora chiaro, però, se sia deceduto subito o diverse ore dopo essersi accasciato sulle scale esterne del padiglione.
 

DOPO i primi accertamenti, il fascicolo per omicidio colposo contro ignoti passerà a uno dei magistrati del pool che si occupa dei reati contro le fasce deboli, e le indagini dovrebbero essere delegate al Nas dei carabinieri. Sotto sequestro la cartella medica. Ma al di là delle cause della morte, c’è un altro fronte su cui si concentra l’attenzione dei magistrati. Bisogna capire come mai l’allarme della porta delle scale antincendio non ha suonato, quando l’anziano l’ha aperta, o se ha suonato e nessuno l’ha sentita. E soprattutto come siano state fatte le ricerche di Bragaglia, ritrovato dal figlio, e a chi spettasse farle. Prima della sua scomparsa, il pensionato era finito senza rendersi conto in un’altra stanza. E per evitare che cadesse dal letto erano state messe le sbarre. Quella sera, tra l’altro, aveva detto al personale in servizio che voleva tornare a casa.
 

GLI ACCESSI al reparto, al terzo piano del padiglione 2 di via Albertoni, sono tre. Tra questi c’è la porta che dà sulle scale antincendio. Una struttura in cemento che dall’alto e dal basso impedisce di vedere se qualcuno è steso lungo le scale. Per scoprirlo bisogna percorrerle. Lo ha fatto solo il figlio di Bragaglia, il 31 dicembre, ritrovando il papà ormai senza vita. Perché quando è scattato l’allarme per la scomparsa del paziente nessuno ha pensato di controllare lungo quelle scale, visto che la porta per accedervi si apre dall’interno del reparto? Tra l’altro, si tratta delle stesse porte da cui quest’estate, nella Geriatria diretta dal dottor Afro Salsi, un paziente con grave patologia era uscito per furmare di nascosto. Il paziente, un senza fissa dimnora, era stato fuori dal reparto alcune ore ed era poi caduto dalla stessa scala in cui è stato trovato Bragaglia. Il personale in quel caso lo trovò e fece un’apposita segnalazione in Procura. Dopo qualche settimana di ricovero, il paziente era poi morto. In relazione a questo episodio erano stati sistemati gli allarmi nelle porte del padiglione Albertoni. Che evidentemente non hanno funzionato a dovere.

Emanuela Astolfi e Valerio Baroncini