Bologna, 22 ottobre 2021 - Nell’abito colorato dei suoi dodici anni si contemplava sul palco a cantare e danzare per mamma, papà e gli amici. Sogni che Cristina Zavalloni, voce suprema della scena musicale, ha saldato con la realtà per platee allargate, dalle corti reali (dalla Svezia alla Thailandia) ai festival e ai teatri. Progetti che si sfiorano. Come nel caso di "popOff!", piccole gemme rispolverate dallo Zecchino d’Oro che Paolo Zavalloni, padre della diva, diresse dall’ 89 al 2003. Tredici brani registrati a Bologna per la collana Tuk Kids di Paolo Fresu, in vendita dalla settimana scorsa negli store. Nella front line la tromba del poeta di Berchidda è in interplay con Cristiano Arcelli (marito di Cristina), al sax Dino Rubino al piano, Marco Bardoscia al contrabbasso, più il quartetto Alborada con Sonia Peana (moglie di Fresu) al violino. Il disco è nato da una folgorazione condivisa con Paolo? "No, appartiene in toto a quel mago delle idee che è Fresu, il successo che ha sta pure nelle sue trovate geniali. Ma la dedica di "popOff!" è doppia: quella di Paolo è rivolta alla città che l’ha accolto contribuendo alla sua educazione musicale, la mia alla storia musicale di famiglia", afferma Cristina Zavalloni. Riavvolgiamo il nastro. "La voglia di fare qualcosa insieme s’è rafforzata dopo che a luglio ero stata sua ospite a Berchidda. Un giorno mi chiama per comunicarmi quella che definisce un’idea un po’ folle, temendo che l’avrei declinata. Invece ho risposto sì con gioia". ’Cristina torna a casa’, dunque potremmo sottotitolare così il disco che gira da qualche giorno a Bologna? "Beh, è la chiusura del cerchio di una storia che m’era stata un po’ stretta proprio perché figlia del capo e che rivivo in modo sublimato, maturo, divertito… personale. Mio padre Paolo per essere stanziale portò a Bologna la sede di Rai Due per cui lavorava. Ma lo Zecchino entrò in casa quando ero troppo grande per parteciparvi: ormai sognavo solo di fare la solista". Non è solo un album per bambini. "No, perché contiene canzoni che faccio sentire a mia figlia Agata di sette anni e ai suoi amici, ma rivolte a chi come me e Paolo dello Zecchino abbiamo fruito da bambini". Dentro c’è un po’ di jazz? "Per il taglio, il gusto armonico e ritmico e la presenza di soli, ma le strutture e le melodie sono identiche all’originale. Mio padre mi ha aiutato a scegliere i pezzi nelle varie fasi della progettazione suggerendomi ’Il Katalicammello’, mentre Agata ha puntato su ’La ninna nanna del chicco di caffè’". Cos’altro c’è in agenda? "Concerti aquilani a parte, un nuovo disco pronto a gennaio e un progetto europeo cui partecipa la crème dei conservatori continentali con l’European Jazz Ensemble capitanato da me a Roma alla Casa del Jazz".
BolognaCon Cristina Zavalloni lo Zecchino d’oro non ha età