Bologna, 20 novembre 2024 – Rocco Siffredi a teatro. "Per mettersi a nudo", perché c’è sempre una prima volta – anche per il pornoattore più famoso del mondo. Ma soprattutto "per raccontare me stesso in prima persona, al posto di farlo fare agli altri", come ama ripetere lui.
Dopo la serie tivù di successo Supersex, con Alessandro Borghi, dopo che la sua figura è stata raccontata in lungo e in largo (da altri), Siffredi ha deciso di metterci la faccia per descrivere "la vita di un pornodivo non attraverso il disagio, ma dando spazio all’ironia".
Siffredi racconta Rocco è al Teatro Celebrazioni di via Saragozza questa sera, alle 21, in uno show promosso da Paolo Ruffini e dalla sua Vera Produzioni, insieme con sua moglie Rózsa Tassi sul palco.
Siffredi, il tour nei teatri di tutta Italia è partito quest’estate e sta continuando.
"Rispetto ai primi spettacoli devo dire che il cambiamento è enorme. All’inizio ero un po’ scoraggiato, forse non avevo inquadrato bene in cosa stavo per buttarmi. Il problema vero è che ci siamo resi conto della necessità di dover comunicare meglio cosa viene a fare Rocco Siffredi a teatro. La data di Firenze è stata uno spartiacque, ma è soprattutto all’Arcimboldi di Milano che mi sono divertito moltissimo: il teatro era pieno. Poi ancora Torino, Roma, e ora Bologna, prima di riprendere a marzo".
Il pubblico che riscontro le sta dando?
"Tutti vengono a complimentarsi, a dire ‘ci hai fatto ridere’, a confessare ‘ci hai fatto piangere’. Ma la parte che tutti adorano è soprattutto quella in cui sono sul palco assieme a mia moglie".
E Siffredi, a teatro, come si sta trovando? A suo agio in panni nuovi?
"L’ansia piano piano passa (sorride, ndr). Ma devo dire che è davvero una bellissima esperienza e che effettivamente mi trovo bene quando ci sono altre persone in scena con me".
Sensazioni?
"Per me è un continuo aprirmi, con intimità, e condividere la mia vita con tutte le persone che vengono a vedermi. Semmai, ho dovuto raddrizzare un po’ il tiro solo sulla terminologia... (sorride di nuovo, ndr)".
Come mai?
"A volte alcune parolacce se dette da un comico, fanno ridere. Quando a dirle invece sono io, c’è chi subito attribuisce un significato diverso, un doppio senso continuo, anche se non è così. A Torino lo spettacolo è stato una risata continua. Forse, mi viene da pensare una cosa...".
Ci dica.
"Magari ho fatto così tanto sesso, che alla fine sono diventato l’unico che non può più parlarne... Se parlo di sesso io, le persone finiscono per visualizzarlo piuttosto che lasciarsi trasportare. All’inizio pensavo di andare a teatro per portare uno spettacolo di stand-up comedy, ma non è così".
Di che si tratta invece?
"È come se avessi preso in prestito il teatro per fare qualcosa di estremamente diverso, per raccontarmi ovviamente. Ecco perché ho scelto Paolo Ruffini".
Come mai?
"Per recitare e parlare davvero come voglio. Fin dalle prime date, fin da Livorno e dai primi passi che ho mosso a teatro, mi è stato detto: ‘Rocco, si capisce che sei davvero sincero’".
E oggi?
"Oggi lo sono ancora di più, perché sto prendendo sempre più la mano e riesco a uscire anche da quello che era lo script iniziale. Insomma, sul palco trasmetto davvero quello che ho sempre voluto trasmettere".