BENEDETTA CUCCI
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Nuovi ristoranti a Bologna: Benso ritorna al Ghetto, al Caseus vini e formaggi

Lo storico locale, chiuso nel 2014, rinasce grazie all’iniziativa di Iside Morabito e dei fratelli. In via Fondazza mescita e granchio blu al King Cole Club. Brunch da Baak in via Polese

Paolo Pedretti, a destra Muriel Valenzia ed Elisa Argentesi

Paolo Pedretti, a destra Muriel Valenzia ed Elisa Argentesi

Bologna, 1 marzo 2024 – Taglieri ovunque e più di prima, prima del Covid, s’intende, quando si criticava aspramente la scelta gastronomica di una Bologna acchiappa turisti. E poi tanti format di cibo mangia e fuggi, che aprono e chiudono con una velocità sorprendente, in cui primeggiano ramen, ormai diventati norma come i panini alla mortadella, e pizza al taglio, robine e robette veloci.

Nel panorama un po’ facilone che purtroppo regna ancora in città, fanno però capolino alcune storie di cibo e accoglienza che remano contro vento, indicando una strada che vorrebbe per la nostra città un destino un po’ differente, almeno in parte, se possibile. Fa davvero clamore, quindi, l’avventura intrapresa sotto le Due Torri, nel centro-centrissimo, dall’imprenditrice Iside Morabito, che coi fratelli Luigi e Francesco ha riacceso i fornelli di Benso, storico ristorante dei bolognesi buongustai in vicolo Giobbe, nel ghetto ebraico, che nel 2014 chiuse, lasciando un vuoto.

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Il ritorno qualche mese fa è stato una boccata d’ossigeno sul fronte qualità: che coraggio e che bel "regalo" per la città, un fine dining con tutti i crismi e un cuoco – Corrado Parisi, origini siciliane, esperienze in tutto il mondo, precedentemente al Pappagallo, pallino della panificazione e amore per i dolci – che maniacalmente trasforma materie prime d’eccellenza (la parola, nel posto giusto, va utilizzata) in portate gustose e nutrienti, a volte piccoli divertissement palatali.

Sette tavoli, finestra sullo chef che si può spiare al lavoro, servizio attento, atmosfera calda, Benso è rimasto benso e il menu è ricercato e innovativo: triglia scottata al cuore di foglie di senape selvatica, riduzione del suo guazzetto, mandorle tostate, burrata e cipolla rossa di Tropea e raviolo di ricotta e maggiorana mantecato al burro della Normandia, gambero rosso di Sicilia e liquirizia sono di rigore e divertente è il menu vintage con alcuni piatti storici quali cocktail di gamberi o penne alla vodka che poi sono pennoni, che ridanno una grande dignità a ricette un po’ snobbate.

E se Benso alza l’asticella, basta percorrere Strada Maggiore e arrivare in via Fondazza 83/a per scoprire un’altra perla rara, si tratta di King Cole Club (sarà una dedica a Nat?), raffinatezza all’ennesima potenza per questo locale di Jacqueline Cavicchi e Paolo Pedretti, che gioca tra cibo, drinks e vini. Un piatto? Plin ripieno di rana pescatrice e granchio blu, mosto alla brace, brodo di vongole e crema all’aglio, ma anche risotto allo yogurt di bufala, polvere di porcini, scorze candite e canolicchi.

I tortelli ripieni di rana pescatrice del King Cole Club
I tortelli ripieni di rana pescatrice del King Cole Club

Se si parla di eccellenze non si può non inserire in agenda Caseus, piccola e curata bottega di formaggi da tutto il mondo e vini naturali in via Nazario Sauro 6/c, che ha unito le passioni di Muriel Valenzia, peruviana, lunga esperienza da Eataly e Elisa Argentesi, nome noto in città per via dell’enoteca Faccioli: entrare in bottega e scoprire è un’esperienza.

Di concezione nord europea è invece Baak in via Polese 7/2a, bistrot e libreria indipendente tra brunch, pranzo, merenda, afternoon tea e aperitivo-cena, aperto da Monica Nota e Andrea Berneschi, nemmeno trent’anni, vita precedente: chimici industriali.

E sul tema delle aperture virtuose che considerano Bologna una buona piazza si annuncia ad aprile l’apertura in via Testoni di MAG/Magazzino Arte Contemporanea, galleria d’arte di Ravenna guidata da Alessandra Carini (la si incontra ad Arte Fiera da due anni, col suo stand dedicato ai multipli) che sarà anche un nuovo bar con bookshop.