ANDREA SPINELLI
Cosa Fare

Jovanotti: "Questo è il mio concerto più bello"

Lo show kolossal approda il 3, il 5 e 6 aprile all’Unipol Arena. "Per affrontare questo mondo abbiamo bisogno di essere vitali"

’PalaJova 2025’ è il tour che prevede 54 concerti, con brani dall’ultimo album e oltre trenta hit

’PalaJova 2025’ è il tour che prevede 54 concerti, con brani dall’ultimo album e oltre trenta hit

Bologna, 2 aprile 2025 – "Arrivo sempre a fine show che sono da buttare e il giorno dopo mi devono rimontare, ma il pubblico diventa pazzo e io con lui, cosa che mi rende felicissimo perché questo è il mio più bel concerto" dice Jovanotti parlando della risposta ’kolossal’ a questo PalaJova 2025 in arrivo il 3, 5 e 6 aprile nel ventre in deliquio dell’Unipol Arena.

Kolossal come il tour, 54 concerti in 8 città e 7 palazzi dello sport (più l’arena di Verona) all’insegna del tutto esaurito, o quasi, con 5 canzoni dell’ultimo album ’Il corpo umano vol. 1’ e 32 hit, ma anche una produzione dominata da un grande schermo e dieci bulbi luminosi che si muovono sopra le teste del pubblico trasformandosi in abbacinanti fiori tropicali hi-tech. L’elemento floreale è presente pure nei versi della poesia di Mariangela Gualtieri ’Senza polvere senza peso’ ("Che cosa sono i fiori? Non senti in loro come una vittoria? La forza di chi torna da un altro mondo e canta la visione") mostrati sul fondo durante lo spettacolo. Al centro, ovviamente, lui e quel tappeto da Mille e una notte che si porta appresso come un nomade alla ricerca del suo tesoro lungo le carovaniere dell’Asia Centrale. Un drappo magico, assicura, perché non solo ti fa sentire il calore di casa, ma, se lo stendi sotto ai piedi mentre canti, è capace di trasformarti in un principe perfino in mezzo al deserto.

"Il mondo è fatto di persone che si incontrano, si incrociano, e io sul tappeto ripenso a tutto questo – ammette Lorenzo durante il concerto –. Non esiste un solo mondo, esistono infiniti mondi e il dispositivo per generarli è l’amore". Al tappeto c’è andato pure lui, ai Caraibi, per colpa della sirena che, come canta in ’Montecristo’, gli ha tagliato la strada. Non per niente i 145 minuti di maratona iniziano con un pot-pourri video di momenti pubblici e privati, fra cui quelli immediatamente successivi al grave incidente di due estati fa a Santo Domingo, dove un dosso per rallentare la velocità non visto l’ha sbalzato dalla bicicletta mandandolo a fracassarsi femore e clavicola. Evento all’origine di una via crucis fatta di sale operatorie e sedute di fisioterapia che, assicura, l’hanno spinto a guardare la vita con altri occhi. "L’incidente non ha cambiato l’idea di live che avevo in mente prima di finire in ospedale – ammette il profeta del pensiero positivo –. Perfino l’idea dei fiori, che oggi sembra legata a questa mia rinascita, c’era già. Sul palco è tutto vero, tutto live, non c’è nulla che non sia suonato, ma non me ne faccio un vanto, semplicemente ho puntato su arrangiamenti più organici che in altre occasioni".

Quella di aver messo in scena lo spettacolo pensato prima d’incrociare la ’sirena’ dominicana potrebbe rappresentare un limite per Lorenzo davanti al fatto di non essere più il pirata con energia da vendere del Jova Beach Party, ma carisma, fisicità e comunicativa, sembrano essere ancora dalla parte sua, come lo è una band presentissima messa assieme col pensiero che la musica "non è una cosa da ascoltare, ma da ballare".

Insomma, quella del PalaJova è una maratona molto suonata, molto colorata, caratterizzata sullo schermo da un uso sfrenato dell’Intelligenza artificiale e tanti riferimenti al mondo dei cartoon. "Avevo voglia di fare uno spettacolo carico, allegro, come per prepararsi a tempi difficili, di crisi permanente" conclude l’uomo di ’Serenata rap’. "Per affrontare questi momenti, infatti, abbiamo bisogno di essere forti, vitali, e nutrirci di cose belle".