Bologna, 12 ottobre 2024 – D’in su la vetta della torre antica, nelle giornate serene, la pianura è tutta ai nostri piedi e davanti ai nostri occhi. “Là a est c’è Ferrara, qui a sud Bologna, e un po’ più a ovest Modena”, spiega una delle guide del Fai.
Nel cuore della campagna padana, in quelle terre che in epoca medievale erano dell’abbazia di Nonantola, il castello di Galeazza di Crevalcore ha riaperto eccezionalmente le porte in occasione delle Giornate d’autunno del Fondo Ambiente: il terremoto lo aveva gravemente ferito e i predatori di luoghi abbandonati lo avevano profanato, ma dal 2020 un lungo e impegnativo restauro – grazie anche alle risorse stanziate dalla Regione Emilia Romagna – lo ha riportato alla vita.
“Questo castello è un esempio di archeologia medievale e al contempo l’espressione di un gusto neogotico che ebbe grande fortuna nel secondo Ottocento”, spiega Giovanna Baraldi, capogruppo dei Fai di Pieve di Cento.
Il nucleo originario del castello è infatti la torre, costruita alla fine del ‘300 dal condottiero e ‘cavaliere di Cristo’ Galeazzo Pepoli (da cui prende il nome la località) che dedicò alla moglie Anna il ‘torrino’, incastonato sulla sommità. Per secoli signori del borgo, nella seconda metà dell’800 i Pepoli cedettero torre e terreni circostanti ad Alessandro Falzoni Gallerani, centese. E fu lui che, sugli edifici esistenti, attorno al 1870 fece costruire il castello in stile neogotico, con tanto di merli ghibellini.
Le stanze furono decorate a tempera da artisti dell’epoca, come il bolognese Luigi Samoggia e il riminese Giuseppe Ravegnani. Blu acceso, stemmi, insegne, tutto rifletteva i gusti e le passioni del proprietario: per esempio, in una stanza aveva fatto effigiare i grandi poeti italiani, Dante, Ariosto, Tasso (Falzoni Gallerani era amico personale di Carducci), in un’altra – da esperto enigmista – aveva fatto affacciare i giochi da tavolo, in un’altra lunetta comparivano i cavalli come ‘Vandalo’, il leggendario trottatore che Falzoni Gallerani ospitò nelle scuderie del castello.
“Nel 2016 ho ricevuto in eredità il castello dalla zia Anna che era sposa di Arnaldo Falzoni Gallerani e ci siamo poi adoperati per il recupero di questo maniero”, sottolinea l’architetto Silvia Bettini, bolognese, che abita a Verona.
I lavori hanno riguardato più di duemila metri quadri di spazi che la proprietaria intende adibire non solo a residenza ma anche a luogo di cultura, sede di mostre e di visite guidate. Nelle murature sono stati riutilizzati i mattoni recuperati, mentre il torrino, colpito fortemente dal sisma, è stato ricostruito nello stile originale ma in acciaio corten, per renderlo più solido e più sicuro. “Questo restauro ci dimostra, una volta di più, la meraviglia di tesori straordinari che abbiamo sul nostro territorio”, ha sottolineato Irene Priolo, presidente pro tempore della Regione, intervenuta all’anteprima dell’ouverture, insieme a Carla Di Francesco, presidente regionale del Fai.
La bellezza del castello di Galeazza (così come altri 42 luoghi in tutta la regione) si offre ancora domani a quanti desiderino scoprirla, partecipando alle visite guidate lungo tutta la giornata.