Bologna, 29 giugno 2019 - La brutta storia di Bibbiano di Reggio Emilia, dove è stato scoperto il racket degli affidi dietro al quale lucravano onlus e professionisti, apre uno scenario che non può esaurirsi con l’inchiesta della Procura. Per strappare i piccoli alle famiglie essi venivano manipolati e indotti a mentire. Tutto sotto la guida di alcune assistenti sociali. E nessuno, nella pubblica amministrazione si era mai accorto di nulla. Giovanni Setti, Ravenna
Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni
Ovviamente questo è un caso limite che però apre uno scenario pieno di ombre. Lo strapotere e la eccessiva autonomia delle assistenti sociali nel pilotare il distacco dei bambini dalle famiglie con problemi e il successivo affido ad altri nuclei può portare a situazioni distorte. Come a Reggio Emilia, appunto, dove una bambina è stata affidata ad un coppia di lesbiche. Brave persone, non c’è da dubitare, ma forse per un piccolo che già vive il trauma del distacco dalla famiglia originaria non è la strada migliore. L’inchiesta dovrà accertare diverse anomalie, compreso il fatto che le ricche consulenze finivano sempre alla stessa onlus torinese. E dato che molte delle segnalazioni delle assistenti sociali in Tribunale finivano in nulla il sospetto che ci fossero delle forzature è venuto ai magistrati. Dalla pubblica amministrazione nessuna segnalazione. Nessuno ha controllato l’operato dei controllori. In Italia sono quasi 20mila i minori dati in affido e forse per tutelare questi ragazzini, le tante famiglie che li ospitano e quelle originarie una commissione d’inchiesta parlamentare può aiutare a chiarire se il sistema in vigore è da correggere. beppe.boni@ilcarlino.net