{{IMG_SX}}Bologna, 15 giugno 2009 - IL COMBUSTIBILE pellet potenzialmente radioattivo, che tanto allarme sta suscitando in tutta Italia, potrebbe essere arrivato anche sull’Appennino bolognese. Sabato pomeriggio la Squadra mobile della polizia, su disposizione della Procura di Aosta, ha infatti sequestrato 24 bancali di combustibile, cioè 23 tonnellate, in una ferramenta di Ponte della Venturina, una frazione di Granaglione. Si tratta della storica Ferramenta Gherardini, in attività fin dal 1953. Oltre alla polizia, sono intervenuti anche i vigili del fuoco del nucleo Nbc (Nucleare batteriologico e chimico) di Piacenza e, in supporto, i carabinieri. La quota bolognese si inserisce nel maxi-sequestro di 10mila tonnellate eseguito in 29 province italiane.
L’inchiesta è partita da Aosta, dove un abitante si è insospettito perché l’eco-combustibile per stufe domestiche, derivante dalla pressatura della segatura del legno, non bruciava bene. Dalle analisi è risultato che un carico di marca Natur Kraft proveniente dalla Lituania, giunto in Italia nell’ottobre 2008, conteneva tracce del pericoloso Cesio 137, sostanza radioattiva prodotta dalla detonazione di armi nucleari. I pellet contaminati non sono pericolosi per la salute dell’uomo quando sono inerti, mentre lo possono essere i fumi prodotti dalla loro combustione, così come le ceneri.
MA VA detto che, al momento, non c’è alcuna certezza che la merce sequestrata a Granaglione sia quella contaminata. Anzi, il titolare della ferramenta, Franco Gherardini, assicura che non è così: «La partita di combustibile ‘incriminata’ — spiega — è arrivata in Italia lo scorso ottobre. La merce del mio negozio, invece, è partita il 9 giugno dalla Lituania ed è arrivata l’11. Quindi si tratta di una partita diversa. Non solo: i primi accertamenti fatti nella mia ditta dai vigili del fuoco dicono che il materiale non è nocivo. Il verbale recita testualmente: ‘L’esame esterno per irragiamento e contaminazione ha dato esito negativo’». I bancali di pellet sono stati sottoposti a sequestro preventivo, in attesa dell’esito finale delle analisi, e lasciati in custodia a Gherardini.
«Era tutto già venduto e pronto per la consegna — dice —. Nei mesi scorsi ho venduto diverse partite di pellet della Lituania, così come vendo quello austriaco, svizzero o italiano. E’ merce certificata e di qualità. Comunque, noi abbiamo cominciato a vendere il pellet lituano solo dall’inizio dell’anno. Quindi la partita arrivata in ottobre non ci riguarda assolutamente».
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