VALERIO ROSA
Sport

Niente raccattapalle in Serie A, Citeroni ricorda il gol tolto a Savoldi: “Morto un altro pezzo di calcio”

L’ascolano diventò famoso nel 1975 in occasione di Ascoli-Bologna: “Stanno cambiando tutto, questa notizia mi amareggia perché infrangono i sogni di molti piccoli calciatori di essere vicini ai campioni”

Domenico Citeroni in una foto di qualche anno fa mentre legge il Carlino. Il suo gesto è passato alla storia

Domenico Citeroni in una foto di qualche anno fa mentre legge il Carlino. Il suo gesto è passato alla storia

Ascoli, 11 agosto 2024 – La novità dei raccattapalle che non potranno più consegnare il pallone ai calciatori mette fine ad uno dei ruoli che ogni bambino appassionato di calcio sogna di poter interpretare anche solo per stare a contatto con i grandi campioni. Un colpo al cuore anche per Domenico Citeroni, racattapalle ascolano divenuto famoso nel 1975 per aver salvato sulla linea di porta un gol praticamente fatto da Beppe Savoldi contro l’Ascoli quando giocava con il Bologna. Un gol che alla fine costò al bomber la vittoria della classifica capocannonieri.

Domenico è la fine di un’era?

“Stanno cambiando tutto e il calcio piace sempre meno. Quel calcio di un tempo che sta sparendo a colpi di Var, di tocchi con la mano in area, di pestoni involontari che diventano espulsion, di esultanze strozzate. La notizia che da quest’anno in Serie A non ci saranno più i raccattapalle mi ha veramente amareggiato. O meglio continueranno a essere presenti a bordocampo ma si occuperanno di raccogliere i palloni e non di rilanciarli in campo. Saranno direttamente i giocatori stessi a recuperare la palla da alcuni contenitori a forma di cono disseminati intorno al campo”.

Amareggiato perché si mette nei panni dei ragazzi di oggi?

“Certo. È un pezzo della storia di questo sport che se ne va. Infranti i sogni di molti piccoli calciatori che sognavano così un contatto con il campione della squadra del cuore e che magari sarebbero diventati proprio loro i giocatori professionisti del futuro”.

Comprende il motivo di questa scelta?

“Dicono che vogliono cercare di ridurre al minimo pause inutili e spreco di tempo strategiche. Quelle che quando vinci magicamente i palloni spariscono. Ma io non sono d’accordo”.

Dice che ad una squadra più debole occorreva lasciare un po’ tutti gli escamotage per fermare una più forte?

“Io sono nato con l’Ascoli di Costantino Rozzi e per battere Juve, Inter, Roma, Milan dovevi lottare con le unghie e con i denti. La disposizione dei ’coni’ intorno al campo da gioco sarà con sei palloni posizionati dal lato delle panchine disposti sui coni e altri 5 palloni dall’altro lato a una distanza minima di 2,5 metri dalle linee di bordocampo. Il tutto per evitare che i raccattapalle ’di casa’ possano far perdere tempo alla squadra ospite. Ma vogliamo mettere il fascino di un raccattapalle che al volo restituisce il pallone ad un calciatore per velocizzare la rimessa? Una poesia”.

Lei ebbe un episodio anche con il portiere della Juve Dino Zoff?

“Ricordo che Zoff si lamentava molto quando i palloni che uscivano glieli ributtavo dentro con dei calcioni alti e storti, così lui doveva rincorrerli e si perdeva tempo. Un pari con la Juve a quei tempi era oro. Ma, a un certo punto, mi guardò negli occhi e con la sua flemma mi disse: ’Benedetto figliolo, il pallone devi darmelo in mano…’.