
Fenati col nonno in uno scatto di qualche anno fa
Ascoli, 21 settembre 2018 - «La nostra famiglia è eccezionale e non ci siamo mai permessi di parlare male di nessuno. Dispiace, dunque, che qualcuno abbia parlato male di noi e che in questi giorni ci siano state così tante offese nei confronti di mio nipote». A rompere il silenzio, nella famiglia di Romano Fenati, a dieci giorni dal ‘fattaccio’ di Misano, è nonno Romano (sì, si chiama come il pilota), che in questo periodo ha dovuto ingoiare qualche boccone amaro e che ha sofferto più di ogni altro la situazione che si è venuta a creare. Era stato lui, infatti, ad avvicinare il nipotino al mondo delle moto, portandolo a correre per la prima volta quando aveva solamente quattro anni. Poi gli è sempre stato vicino, fino al debutto nel mondiale avvenuto nel 2012, quando a 16 anni Fenny esordì con il secondo posto in Qatar e la successiva vittoria a Jerez.
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Romano, che idea si è fatto di tutta questa storia? «Non ci sono troppe parole da dire in questo periodo. Sicuramente mi è dispiaciuto molto che mio nipote sia finito in mezzo alle critiche. Anche perché chi critica, spesso, non sa niente di ciò che è accaduto e non conosce bene Romano. Stiamo parlando di un bravissimo ragazzo, che si è sempre comportato bene e che non ha mai fatto del male a nessuno».

Come spiega, allora, il gestaccio nei confronti di Manzi? «Se devo essere sincero, avendo visto tutta la gara, resto della mia idea. Manzi ha più volte provato a buttar giù Romano e non ci è riuscito. Mio nipote si è sentito provocato e ha reagito in questa maniera. Non lo giustifico, perché ha sbagliato, ma va detto che neanche Manzi si è comportato nel migliore dei modi, anche se tutti lo considerano una vittima. E poi, parliamoci chiaramente, alla fine non è neanche caduto. Non è successo niente. E’ stato costruito un caso mondiale su una scaramuccia tra due ragazzi».
Lei cosa ha detto a Romano in questi giorni? «Non gli ho detto niente. Mi sono un po’ arrabbiato perché nel corso degli anni ho investito tanto su di lui e non doveva reagire così. Però una cosa ci tengo a dirla: prima di Misano non l’avevo mai visto commettere una scorrettezza. Da piccolo gli sono stato sempre vicino e gli ho trasmesso i veri valori dello sport. Gli ho sempre detto che per conquistare ogni risultato avrebbe dovuto contare solo sulle sue forze e che bisogna essere sempre corretti nella vita. E mio nipote è un ragazzo correttissimo».

Valentino Rossi lo ha definito ingestibile. Cosa si sente di rispondergli? «Forse a Valentino rode il fatto che Romano sia forte. Comunque, contano di più le parole di Lorenzo e di Mir, che in questi giorni hanno più volte ribadito che Romano è una persona squisita e un bravo pilota».
Secondo lei tornerà a correre? «Non lo so. Questo lo deve decidere lui. E’ molto dispiaciuto per le critiche ingiuste che gli sono arrivate. Anche chi si è sempre finto suo tifoso gli ha remato contro. Io non influenzerò affatto la sua scelta. Ma una cosa è certa: il mondo delle moto, così come la società in generale, non si fonda più su quei valori che c’erano un tempo. E ha iniziato a stancarmi».
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