Ascoli, 22 marzo 2023- L'export di prodotti farmaceutici dalle Marche, insieme a quello di metalli e prodotti in metallo dalla Lombardia e di prodotti petroliferi raffinati da Sicilia e Sardegna, spiega un quinto della crescita dell'export nazionale nel 2022. Dietro le quinte di questo dato spicca la performance di una provincia 'outsider' se si considerano i più grandi e storici distretti italiani della farmaceutica: "Ascoli ha solamente lo stabilimento Pfizer come rappresentante del settore in termini di produzione", osserva Rossella Bruni, direttrice e Ad dello stabilimento ascolano, e sull'export ha sballato le statistiche.
La spiegazione di questo exploit ha un nome: Paxlovid. Questo sito nel Centro Italia è stato selezionato dalla multinazionale Usa come uno dei 3 stabilimenti, insieme a quello di Friburgo in Germania e Newbridge in Irlanda, per il lancio della pillola antivirale per Covid. Da qui nel 2022 sono uscite "15 milioni di confezioni" del farmaco. E "10 milioni" sono quelle che usciranno in totale nel 2023, secondo le previsioni (6,5 mln già prodotti nel primo trimestre dell'anno), illustra la direttrice. "L'opportunità del lancio di questo farmaco ha rappresentato un'avventura incredibile, che va ben al di là dei dati dell'Istat", ammette. Primo punto: gli investimenti attratti. "Negli ultimi 12 anni abbiamo avuto un piano di investimenti di circa 16 mln di dollari l'anno. Solo nel 2022, la compagnia ha supportato 40 milioni di investimenti per il sito di Ascoli. Nel 2023 questo trend continua a essere comunque positivo, perché abbiamo un piano di investimenti approvato per 30 milioni di dollari", evidenzia Bruni che è nel suo ruolo da circa un anno, dopo 23 di lavoro nello stabilimento, ed è il primo direttore originario della zona in 50 anni del sito, attivo dal 1972 (con Pfizer dal 2003). Sicuramente, osserva, Paxlovid ha rappresentato tanto per l'impatto in termini di risorse umane, "necessarie per supportare il lancio e la produzione di questo nuovo farmaco".
Duecento nuove assunzioni
Oggi "siamo quasi mille all'interno dello stabilimento con occupazione diretta Pfizer intorno a quota 850. Rispetto al pre-Covid nel giro di pochi mesi abbiamo avviato un processo di assunzioni per circa 200 nuovi dipendenti. E' un impatto che si è poi riversato sull'occupazione stabile di Pfizer, perché negli ultimi due anni abbiamo potuto fare un numero significativo di assunzioni dirette allo stabilimento".
"In realtà per noi" il lancio di Paxlovid "ha significato e continua a rappresentare tanto anche in termini di opportunità future - dice Bruni - Ascoli è un asset di rilievo nel panorama di produzione per Pfizer, che ha quasi 40 stabilimenti nel mondo e diversi specializzati come noi nei solidi orali", ma la direttrice evidenzia la sfida rappresentata dal "lancio di nuove molecole. E' stato un riconoscimento per noi, arrivato in risposta a una performance positiva dimostrata dal sito in termini di capacità di rifornire i mercati". Anche il fattore tempo è stato cardine, aggiunge. "Non a caso, il progetto associato" al lancio di Paxlovid "si chiama 'lightspeed'. Abbiamo iniziato a lavorarci in chiusura del 2021 e già nei primi mesi del 2022 siamo stati in grado di iniziare a rifornire i mercati. I primi lotti a febbraio, per poi raggiungere il picco al primo semestre 2022. Abbiamo lavorato con gli asset esistenti e in parallelo costruito i nuovi, in modo da non aspettare le nuove linee di produzione per portare il prodotto sul mercato. E' stata una corsa contro il tempo, perché il tempo in pandemia è vita". In termini di volumi lo stabilimento ascolano "negli ultimi anni ha raggiunto una capacità produttiva per circa 115-120 milioni di pezzi l'anno, nel 2021 eravamo intorno ai 103 milioni di pezzi e nel 2022 abbiamo raggiunto i 118 milioni con un incremento di produzione per 15 mln di pezzi per il nuovo prodotto Paxlovid".
Oltre cento mercati nel mondo
Il sito marchigiano serve più di 100 mercati in tutto il mondo. "Oggi Ascoli è in grado di rifornire sia i mercati europei che il mercato americano, che è uno dei principali, e anche i mercati del resto del mondo, compreso gli asiatici", elenca Bruni. La direttrice dello stabilimento guarda al futuro: "Per noi questa è un'opportunità, perché Pfizer lavora costantemente col focus alle nuove sfide e ha una ricca pipeline di nuovi prodotti. Non ci sono programmi per il futuro già noti o assegnazioni ufficiali già fatte, ma aver dimostrato attraverso il lancio e la produzione del nuovo farmaco di essere un asset valido per supportare anche nuove sfide ed eventuali nuovi lanci è importante per essere considerati come papabili per eventuali nuovi lanci". L'andamento dei volumi, ragiona, "soprattutto quando sono associati a picchi come quello rappresentato dal farmaco per Covid, possono avere delle flessioni" successivamente. "Ma l'investimento fatto sul nostro sito ha creato capacità incrementali che è tutto vantaggio della compagnia continuare ad utilizzare". Ricadute sul territorio? "Circa il 60% degli investimenti del sito viene riversato su commesse per imprese che operano sul territorio locale o nazionale - fa notare Bruni - Parliamo di nuove macchine, di nuovi impianti e sistemi, di sostenibilità energetica e ambientale". Riguardo a quest'ultimo aspetto, le azioni messe in campo nel sito ascolano hanno permesso di risparmiare circa 4mila tonnellate di Co2 ogni anno.