Ascoli Piceno, 24 novembre 2024 – La vicenda della Beko a Comunanza fa fare al Piceno un salto indietro di 15 anni. Era l’estate del 2009 quando l’annunciata chiusura della Manuli faceva cadere come un domino, una dopo una, tante, troppe aziende della Zona Industriale.
La Cartiera aveva chiuso i battenti già da due anni, ma quello che si concentrò tra il 2009 e il 2012 nella nostra provincia non aveva precedenti. Proteste di piazza, manifestazioni, sfilate, manichini appesi: erano gli strascichi della grande crisi del 2008 e l’onda lunga della fine della Cassa del Mezzogiorno.
Incubo disoccupazione
Ora l’incubo disoccupazione torna a colpire, e stavolta si concentra nelle aree interne già martoriate dal terremoto del 2016.
La Beko di Comunanza suona come primo grande campanello d’allarme per l’area, e la paura si allarga all’indotto e alle tante aziende che in qualche modo sono collegate alla multinazionale. Insomma, il rischio è di avere un nuovo caso Manuli.
Oggi come allora si assiste alla sfilata di politici, a promesse di impegno e coinvolgimento del governo nazionale. Come andrà a finire lo dirà soltanto il tempo. Fa specie però pensare a un territorio che sembra tornare nell’anno zero, dal lavoro alle infrastrutture, proprio nel momento in cui possiamo vantare sette parlamentari a Roma. Se da una parte i tanti fondi che stanno arrivando nel Piceno non si erano mai visti e lasciano immaginare un futuro più roseo se spesi bene, la situazione attuale è quantomeno desolante.
Cantieri e incidenti
L’autostrada A14 resta un punto nevralgico dell’Italia ma il nostro tratto viaggia a velocità rallentata causa cantieri. Chi lo percorre per motivi di lavoro deve sperare che vada tutto liscio e negli anni sono stati troppi gli incidenti, anche mortali. I vari comitati continuano a buttare giù proposte, ma la realizzazione della terza corsia da Porto Sant’Elpidio a San Benedetto sembra ormai una chimera. Oltre al problema ambientale, c’è la questione dei costi che raggiungerebbero cifre giudicate troppo alte da Aspi. Le alternative restano la realizzazione della Mezzina o la bretella autostradale arretrata a 4 corsie che da Porto Sant’Elpidio arrivi fino al raccordo di Mosciano con A14 e A24. Per ora fantascienza.
La Salaria
Ma se Est piange, l’Ovest rischia di essere messo peggio. Per la Salaria il commissario alla ricostruzione Guido Castelli ha ottenuto centinaia di milioni di euro. La speranza è che tra qualche anno, a lavori conclusi, la situazione cambi. Per ora restano soltanto i disagi di chi si trova a percorrere quotidianamente la vecchia strada che collegava Ascoli a Roma. Quasi 200 chilometri di agonia, specie nei giorni in cui il traforo del Gran Sasso è chiuso e gioco forza bisogna rinunciare all’autostrada abruzzese.
Il ponte sull’Ancaranese
Dulcis in fundo il ponte sull’Ancaranese. Non bastava essere azzoppati ai lati, il colpo definitivo arriva al centro. Ecco allora che la zona industriale è divisa per la chiusura di un ponte nevralgico per il Piceno. Anche qui ci sarebbero 12 milioni per rifarlo da capo, ma la Soprintendenza sta bloccando tutto. E’ l’ultimo paradosso della nostra provincia: siamo ricchi sulla carta grazie a tutti i fondi in arrivo da terremoto e Pnrr ma troppi di questi soldi non riusciamo a spenderli. Ecco allora che, giorno dopo giorno, ci ritroviamo al punto di partenza: poveri.