PIERLUIGI CAPRIOTTI
Cronaca

Vittorio Massi porta la Sambenedettese in Serie C: un sogno che diventa realtà

La Sambenedettese di Vittorio Massi conquista la promozione in Serie C, un traguardo raggiunto con impegno e passione.

In piazza Giorgini, dove tutto è iniziato lo scorso luglio ed è finito l’altro ieri: il presidente Massi presenta ai tifosi la squadra che ha stravinto il campionato (foto Sgattoni)

In piazza Giorgini, dove tutto è iniziato lo scorso luglio ed è finito l’altro ieri: il presidente Massi presenta ai tifosi la squadra che ha stravinto il campionato (foto Sgattoni)

SAN BENEDETTO Vittorio Massi è verace. Senza filtri il suo modo di esprimersi, forte l’accento che non sente il dovere di smorzare. E da domenica, da Teramo, anche il suo sogno è verace (nel senso di vero, reale). La Samb di Massi è in Serie C, dopo appena due anni di gestione. Siccome dice che "è qua per restare", è giusto chiedergli fino a quando, e dove vuole andare. Massi, come è il risveglio da profeta in patria? "Dolce. Da domenica sera vivo sensazioni indescrivibili. Mia moglie mi ha ricordato quando nel 2016 eravamo spettatori della festa promozione. Con i miei figli avevamo appeso palloncini rossoblù sul balcone di casa e ci godevamo lo spettacolo. Sono passato velocemente dal balcone al palco e stavolta San Benedetto sfilava per la promozione della Samb di Massi. È un sogno che si avvera". Non si sogna da seduti però. "È vero, i sogni non si realizzano dal divano. Si deve lavorare molto, e magari ingoiare anche qualche rospo. Non tutti, due anni fa, hanno voluto Massi, ma Massi e il suo staff ci hanno creduto, si sono dati da fare e alla fine esultano. Il nostro è un team che si conosce da sempre nel quale si è inserito il diesse De Angelis, che ci invidiano da tutta Italia". Chi è che non la voleva? Si riferisce forse all’amministrazione e al sindaco Spazzafumo? "No no, anzi Spazzafumo è stato il primo a congratularsi quando ancora eravamo al rientro da Teramo. Mi ha fatto molto piacere, perché si è capito che la Samb è un patrimonio da difendere, e non era necessario vincere per comprenderlo. Siamo tutti sambenedettesi, dobbiamo essere uniti e far crescere San Benedetto assieme alla nostra gente, alla Samb e al Riviera delle Palme". Vincere i campionati riempie di buoni sentimenti. Anche nei confronti del Teramo che sta facendo ricorso per la doppia ammonizione di Moretti? "Neanche ne vorrei parlare, siamo stati occupati nei festeggiamenti. Sono tranquillo, il fatto è accaduto al 96’ e il referto dell’arbitro parla chiaro. Mi hanno fatto piacere invece i tanti complimenti di altri presidenti". Senta, prima accennava a De Angelis. Lo scorso anno lo confermò quando in molti ne chiedevano la testa... "E fu un bene. Le scelte non vanno fatte di pancia. Se credi in uomo lo devi appoggiare. Ho sempre creduto in lui. Voglio bene ai calciatori che ha portato a San Benedetto, a quelli dello scorso anno e agli attuali. Ma quest’anno ha avuto più tempo per lavorare sulle scelte, e i risultati si sono visti. Domenica l’ho visto piangere, come ho visto piangere mio figlio di 9 anni. Non si scordano certe cose. Questa è la Samb". La Samb ha ricominciato a valorizzare giovani calciatori, come nel caso di Lonardo. "Un altro merito di De Angelis". Palladini invece fu una sua scelta? "Condivisa con il direttore sportivo sì. Con Ottavio ci siamo trovati subito. Siamo due sambenedettesi, abbiamo portato i nostri valori e la conoscenza della piazza. De Angelis si è inserito bene in questi meccanismi. Ottavio lo conosciamo tutti: la sua leadership, i professionisti che ha portato con sé, dal preparatore al vice, hanno fatto la differenza". E la squadra? Chi secondo lei ha aiutato a sviluppare una mentalità vincente? "Il gruppo è fantastico. Certamente Eusepi è uno che ha portato qualcosa in più. A Teramo tra primo e secondo tempo, è stato lui a farsi sentire negli spogliatoi. E poi vorrei nominare Battista, che è con noi da cinque anni e dopo Teramo mi ha ringraziato perché la sua carriera ne ha risentito in positivo". Palladini ha detto che la svolta del campionato è stata a L’Aquila. Per lei invece? "In estate, quando abbiamo programmato la stagione. E quando ho visto che l’entusiasmo per la Samb di Massi non si smorzava, anzi cresceva". Dice spesso la ’Samb di Massi’. Perché? E perché, secondo lei, la gente ama la sua Samb? "Perché la Samb fa parte della mia vita e perché i tifosi sanno che sono uno di loro. I tifosi sanno che c’ero anche io al Ballarin, prima in tribuna e poi in curva. Ho solo dato alle persone quello che chiedevano, le stesse che mi appartenevano: poter sostenere una squadra degna della città e della sua passione". L’apprezzamento sembra anche essere personale nei suoi confronti. "Perché la gente vede che sono sincero, sono me stesso. Prendere o lasciare. Mi fa piacere". Dall’apprezzamento personale agli indici di gradimento il passo è breve. Sa che si vocifera di un interesse per la politica di sua moglie Elisa D’Andrea? "Teniamo fuori la politica. La politica non entrerà nella Samb. Poi mia moglie è libera di fare le sue scelte ed è di grande aiuto per la nostra società". Torniamo alla Samb allora. Alla fine è Vittorio Massi che la riporterà al Del Duca. "Sono felice ed orgoglioso. Ma mi aspetto una festa, magari anche condita da sfottò, ma niente di più. Il legame tra Ascoli e San Benedetto c’è in tutte le altre sfere, a partire da quella economica e vorrei che ci fosse anche nel calcio, dove non si deve andare oltre la presa in giro. Io stesso conservo un regalo goliardico in casa con la scritta ‘Portaci al Del Duca’. Ma dopo il derby, mi piacerebbe vedere ascolani e sambenedettesi andare al mare assieme". Per il futuro, cosa si aspetta dal Ciarrocchi e dal Riviera delle Palme? "Per il Ciarrocchi l’iter è avviato. Vogliamo investire per lo sport e per i giovani. Noi non siamo qui di passaggio, ma siamo alla Samb per restarci. Lo stesso vale per il Riviera delle Palme, che deve vivere per più di due domeniche al mese e ci piacerebbe diventasse una risorsa per la città. Basta che ci ascoltino, perché noi non vogliamo solo sognare certe cose, vogliamo farle accadere". Dal punto di vista societario, per la Serie C, valuta allargamenti della base? "Ci stiamo lavorando, ci sono tante opportunità ma anche la Serie D non era facile farla bene e ci siamo riusciti". Calciatori, Palladini, De Angelis... Chi resterà anche in C? "Ancora è presto. De Angelis resterà, come i miei collaboratori storici, dal team manager Marzetti, a Gigi Traini, Aldo Mosca e ovviamente mio fratello Fausto. Per la squadra ragioneremo quando sarà tempo". Ha già dedicato la vittoria del campionato a sua moglie e ai suoi figli. Se dovesse fare un altro nome, uno solo? "A mio padre. La dedico a lui. Perché era un grandissimo tifoso della Samb ed è stato lui a farmela conoscere. Mi dispiace solo che non ci sia più. Ma posso vivere queste mie radici grazie a mia madre, che mi telefona ogni domenica per dirmi ‘je la si fatta’. Dopo la vittoria, lunedì mattina, i bambini sono andati a scuola con la maglia della Samb. Quindi sì, la dedica è a mio padre, perché la Samb e il calcio in generale è questo: ci ricorda chi siamo, da dove veniamo, chi amiamo e abbiamo amato". Pierluigi Capriotti