Il dottor Giuseppe Rossi deve restare in detenzione cautelare nel carcere di Montacuto ad Ancona. Così ha deciso ieri il Tribunale della Libertà che ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dagli avvocati Umberto Gramenzi e Lavinia Tarli. Al termine della trattazione, avvenuta in mattinata, il collegio presieduto dal giudice Giuliana Filippello (negli anni passati giudice al tribunale di Ascoli) si è riservata la decisione che ha depositato nel pomeriggio. Il dottor Rossi ha partecipato all’udienza in videoconferenza. Insieme all’avvocato Gramenzi era collegato dal carcere di Ancona dove è rinchiuso dal giorno dell’arresto avvenuto il 4 gennaio scorso quando i carabinieri si sono presentati a casa sua per eseguire l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Annalisa Giusti che ha fatto suo l’impianto accusatorio della procura ascolana. Da quel giorno è agli arresti domiciliari Maurizio Strappelli che non ha avanzato richieste: è accusato di falso ideologico così come altre 72 persone, i pazienti che hanno ottenuto il green pass senza sottoporsi al vaccino, complice Rossi che ha confessato tutto nella deposizione spontanea resa ai carabinieri al momento dell’arresto. Anche sul verbale di quella mattina ha puntato l’avvocato Gramenzi che al tribunale della Libertà ha spiegato che Rossi ormai non ha più modo né motivo di inquinare le prove.
Motivazioni che non hanno convinto i giudici, per cui Rossi dovrà restare detenuto altri 20 giorni: l’ordinanza di custodia cautelare del giudice Giusti ha infatti validità 40 giorni (a partire dal 4 gennaio scorso) per esigenze probatorie rivendicate dal procuratore Monti e dal sostituto Napolillo, titolari dell’inchiesta. "A nostro avviso, Rossi non può essere detenuto in carcere solo perché sono ancora in corso indagini per accertare profili di responsabilità di tutti gli indagati ed i rispettivi ruoli. L’esigenza cautelare di prevenzione dell’inquinamento probatorio – hanno sostenuto Tarli e Gramenzi – deve riferirsi alla condotta propria dell’indagato e non di eventuali concorrenti nel reato". Rossi è al momento accusato di peculato, per 120 dosi vaccinali delle quali – si ritiene – si è disfatto senza inocularle, falso indotto in atto pubblico riguardo a 150 attestazioni di avvenuta somministrazione di dosi vaccinale (non avvenuta) a 73 soggetti. Deve rispondere anche di tentata truffa aggravata ai danni dell’Asur riguardo agli emolumenti previsti per ciascuna dose di vaccino somministrata.
Peppe Ercoli