
Come una delle cave di travertino ha modificato irrimediabilmente il paesaggio
Un paese intero in rivolta contro l’amministrazione comunale di Acquasanta Terme. L’idea di autorizzare una nuova cava di travertino su un territorio già ridotto ad una ‘groviera’ a causa delle tante cave aperte nel corso degli anni ma che poi diverse sono state chiuse proprio per la carenza di richiesta di pietre in travertino, ecco spuntare il progetto per un nuovo sito estrattivo. E allora si è dato il via a una serie di forme di protesta per ribellarsi contro una decisione che proprio non piace.
Dalla raccolta di firme dei residenti, a un esposto presentato alla Procura di Ascoli Piceno, di Tivoli e di Guidonia (dove si sta già indagando per disastro ambientale su alcune aree estrattive laziali), fino a una opposizione presentata al sindaco di Acquasanta e al presidente della Provincia di Ascoli Piceno per bloccare lo "scriteriato" iter amministrativo che dovrebbe portare all’apertura di una nuova cava di travertino in località San Pietro di Cagnano ad Acquasanta Terme.
Il luogo individuato per la nuova cava, a due passi dal confine con il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, è adiacente ad un sito estrattivo già esistente ed ancora operativo, ma che insiste su un’area archeologica e di elevato valore paesaggistico, come sottolineato anche da una nota della Soprintendenza delle Marche.
Una cava che avrà un notevole impatto ambientale visto che raggiungerà le dimensioni di 100 metri per 90 metri per una profondità di oltre 40 metri. Praticamente un campo di calcio interrato per un’altezza di un grattacielo di circa 15 piani.
Nell’esposto presentato alla procura di Ascoli dall’avvocato Giovanni Galeota, in rappresentanza della famiglia Allevi che ha un Bed&Breakfast e una proprietà confinante con l’area interessata, si sottolinea la gravità del procedimento, che naturalmente va a cozzare con la nuova vocazione turistica e termale che il comune di Acquasanta sta tentando di avviare dopo decenni di abbandono proprio delle strutture dell’area benessere.
"In tempi di allarme siccità – ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa, l’avvocato Galeota affiancato dal proprio tecnico, l’architetto Umberto Trenta – con la Ciip che ha vietato addirittura il riempimento delle piscine private in questa zona, l’amministrazione comunale ha autorizzato l’apertura di una nuova cava".
"Oltre – ha argomentato il legale – a un esagerato consumo di acqua questo nuovo sito estrattivo comporterà sicuramente anche la deviazione di tanti corsi d’acqua sotterranei che vanno ad alimentare le Terme di Acquasanta" provocando dunque un potenziale danno a tutte le attività turistiche che ruotano proprio intorno all’acqua della cittadina termale e che adesso si stanno rialzando dopo gli anni difficilissimi di sisma e Covid.
"Nella zona interessata allo scavo – ha spiegato ancora l’avvocato Galeota – si procederà addirittura alla rimozione di una via di passaggio di rilevanza storica riportata in diverse pubblicazioni e in alcuni libri di storici locali. I terreni interessati, infatti, erano già stati oggetto di sopralluogo da parte del soprintendente Giovanni Issini delle Belle Arti delle Marche e riportavano la presenza di resti di materiale ceramico di età romana, frammisto a reperti di età preistorica". Non solo problemi per i corsi d’acqua dunque, ma per chi è contrario a questa nuova cava anche poca attenione per probabili resti archeologici.
"Alcuni reperti – ha concluso l’avvocato –, purtroppo non in condizioni ottimali, lasciano ipotizzare una frequentazione dell’area anche in età Medievale". Insomma, c’è davvero il rischio di un’altra inchiesta per ‘disastro ambientale’ come sta avvenendo a Guidonia.
Valerio Rosa