“Non c’è stata alcuna perquisizione nella mia abitazione e neppure nella ditta – afferma l’amministratore originario dell’Umbria e residente a Grottammare –. Gli agenti hanno solo preso visione delle e-mail e dei contatti che abbiamo avuto con i nostri rivenditori all’estero, poiché noi non vendiamo i nostri prodotti in Italia. Forse qualche velivolo della Ply Produts è finito nelle mani di attentatori. Questo non possiamo escluderlo e non potevamo neppure prevederlo. Noi fabbrichiamo mezzi aerei ultraleggeri per attività ricreative. Da quanto ho potuto capire gli inquirenti stanno cercando di ricostruire la filiera partendo da noi che abbiamo prodotto i mezzi, per arrivare ai nostri rivenditori in Europa, ma non sappiamo poi dove sono finiti i velivoli. Noi vendiamo in tutto il mondo. Sarebbe stato impossibile esportarli quei Paesi, dove sono stati impiegati per altri scopi. Operiamo nel settore da 26 anni e siamo una ditta unica in Italia per la costruzione di mezzi per il volo ultraleggero. Si tratta di un lavoro molto particolare che facciamo con cura e passione. Quello che poi, eventualmente, sia accaduto in Turchia due anni fa, è fuori dalla nostra portata”.
Dunque, la magistratura intende ricostruire i passaggi compiuti dai velivoli prodotti nell’azienda grottammarese per arrivare agli utenti finali che poi li hanno usati per compiere o pianificare attentati. Il tipo di ultraleggero utilizzato per l’attentato di Mersin, sarebbe stato impiegato anche nell’agosto scorso, sempre in Turchia, per un altro attacco, poi sventato dalle forze di polizia.
Ora gli inquirenti si sono concentrati sulla consegna di dieci paramotori, personalizzati, avvenuta nei giorni scorsi a un corriere, poiché gli acquirenti hanno chiesto delle modifiche ai mezzi standard, come un serbatoio maggiorato e un asse rinforzato, caratteristiche che farebbero ipotizzare, agli investigatori, un utilizzo diverso da quello sportivo. Si tratta di un’inchiesta molto delicata, di carattere internazionale, attiva già dall’agosto scorso, quando la Digos inviò una informativa alla magistratura.