Castignano (Ascoli), 24 dicembre 2024 – È la vigilia di Natale, ma è purtroppo anche il giorno del dolore, del lutto. È il giorno dell’ultimo saluto a Emanuela Massicci. Si svolgono infatti alle 10,30 nella chiesa parrocchiale di Sant’Egidio Abate a Castignano i funerali della 45enne picchiata a morte lo scorso 19 dicembre dal marito Massimo Malavolta nella loro abitazione a Ripaberarda.
Terminati gli accertamenti medico legali, la Procura ieri ha rilasciato il nulla osta alla sepoltura. Dopo le esequie Emanuela Massicci sarà sepolta nel cimitero civico. “Con dolore immenso è stata tolta al nostro affetto Emanuela” hanno scritto i familiari nel manifesto funebre. Tutto il paese si fermerà per stringersi intorno ai due figli di Emanuela, ai genitori Lodovico e Luciana, al fratello Andrea e a tutti familiari. Il sindaco Polini, interpretando la volontà dell’amministrazione e dei cittadini, ha decretato il lutto cittadino “per manifestare in modo solenne il dolore di tutta la nostra comunità per la grave perdita di Emanuela”.
Le indagini intanto proseguono per ricostruire nei dettagli di quanto accaduto nella camera matrimoniale nell’appartamento di Ripaberarda, trasformata in un lago di sangue. Da questa ricostruzione si definirà il capo d’imputazione a carico di Massimo Malavolta, ancora ricoverato all’ospedale Mazzoni. Al momento l’accusa è di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela, ma ci sono altri elementi che potrebbero entrare in scena nel fascicolo della Procura. La crudeltà è l’ulteriore aggravante che la magistratura potrebbe contestare a Malavolta. Secondo quanto trapela dalla relazione parziale dei medici legali Francesco Brandimarti e Sabina Canestrari, la maestra è morta circa sette ore prima della ricognizione cadaverica che gli stessi hanno eseguito sul luogo dell’omicidio nella prima mattinata. È forte il dubbio che dopo essere stata picchiata con grande violenza, invece di sollecitare i soccorsi, sia stata lasciata morire lentamente per dissanguamento: ciò potrebbe essere valutato dall’accusa come una forma di crudeltà. La porta chiusa dall’interno potrebbe essere un ulteriore elemento in grado di aggravare la posizione di Malavolta, portando in direzione della premeditazione, ma qui il discorso è più complesso. Intanto sono stati sentiti i genitori di Emanuela e del marito per ricostruire la vita della coppia, specie negli ultimi tempi, a caccia di segnali che avrebbero potuto mettere in allarme.
Non ci sono dubbi che fosse stata picchiata anche in precedenza. Che Malavolta fosse in cura presso il Centro di Salute Mentale nulla toglie alla gravità dei fatti, sostiene l’avvocato Nazario Agostini, che assiste la famiglia della vittima.
“Lui aveva un lavoro, anche in un istituto di vigilanza della zona, aveva moto, una vita di relazione: non può essere semplicemente inquadrato come un malato psichiatrico” afferma il penalista ascolano che sta effettuando indagini difensive. Un concetto tiene a sottolineare Agostini: “In questa vicenda non c’entrano nulla patriarcato o violenza di genere. Ad uccidere Emanuela, morta dissanguata, è stato il marito ed è solo in sede giudiziaria che vanno analizzate la condotta e il suo atteggiamento mentale”.