I ragazzi in questo periodo di lockdown hanno prodotto anche alcune poesie. Eccone tre. La mia tristezza. Prendo un pezzo di grafite intrappolato nel legno credo che questo possa distrarmi ma appena le linee riquadrano un’immagine fissa faccio a pezzi la carta e dico "Non riesco a fare una cosa decente nemmeno quando disegno?! Voglio uscire…" Quel cubo bianco è una specie di prigione non ho idea su come uscirne, sono legata. Pian piano, con l’abitudine, ho imparato che la luce può diventare fioca, finalmente puoi vedere bene la testa si calmerà e l’occhio non morirà. Arriverà il giorno in cui metterò la mia tristezza appesa al muro. La vita degli altri. Sola nella mia cameretta, osservo la vita degli altri dalla finestra: niente più abbracci, né strette di mano, solo un ciao da molto lontano. Non si odono più le grida festose per la via, il parco è un deserto di malinconia. Ma gli uccellini in cielo continuano a cinguettare e il sole non ha mai smesso di brillare. Niente paura! La vita potrà ricominciare, anche se la giusta distanza si dovrà rispettare; si tornerà a condividere, a comunicare e non più in modo virtuale. Se la speranza ci sorreggerà il mondo rifiorirà. Clown triste. Questa è la storia di un clown triste che non faceva mai feste passava tutto il tempo a piangere e in giro a tristeggiare.
CronacaTre poesie scritte dai ragazzi